Gli-ki? Quando era arrivato in Italia, sponda Palermo, dal Piast Gliwice nell’estate 2010, dopo anche un passaggio nel Real Madrid C, in tanti se lo chiedevano. Cinque anni, tante panchine, una retrocessione (vedi Bari) e qualche grande gioia dopo, il gigante polacco nato il 3 febbraio 1988 a Jastrzebie Zdroj è l’icona del cuore Toro, capace di sfiorare l’impresa contro i rubli russi dello Zenit in Europa League. Capitano Glik Glik, Capitano Glik Glik. La curva Maratona canta questo ogni volta che il centrale polacco entra nell’area avversaria su una palla inattiva: e funziona. Dal luglio 2011, quando i granata hanno puntato su di lui per risalire dalla cadetteria con Ventura in panca, ha infilato oltre 100 presenze e 12 reti, di cui 7 solo in questa stagione tra campionato e Europa League: leader della difesa, punta dell’iceberg di un attacco non propriamente atomico, ma efficace.
Energico e “cattivo” in campo (Giaccherini ne porta ancora i segni), leader fuori: Kamil Glik non twitta tanto (il suo profilo è scarno quanto a cinguettii) ma parla molto, e bene. Il tempo lo ha “educato”: il gioco del Toro difatti parte dai suoi piedi, suo il compito di far giostrare il pallone tra i due suoi compagni di reparto. Ventura lo ha migliorato molto sotto questo punto di vista, rendendo i suoi piedi molto più raffinati. Non è uno che si avventura in tabelle, ma ci mette la faccia non solo per firmare il compitino, ma per provare ad alzare l’asticella di ciò che bisogna provare a inseguire con ogni forza. E allora, per esempio, l’anno scorso già intorno a Natale, correndo il rischio di passare per visionario, trovava il coraggio di parlare di un piazzamento per l’Europa, «perché non crederci, noi scendiamo in campo per dare il massimo e poi vediamo se sarà bastato oppure no». Alla fine ha avuto ragione lui, anche se con l’aiuto esterno dello scivolone del Parma, ma questa è un’altra storia.
Il 27enne difensore centrale ha attirato da tempo su di sé le attenzioni di molti grossi club europei, ben prima di iniziare a centrare con regolarità le porte altrui; per esempio, risale a un anno e mezzo fa mesi l’offerta del Borussia Dortmund, allora fresco vicecampione d’Europa, che propose 6 milioni di euro a Cairo per avere il capitano della sua squadra, ottenendo però un rifiuto da parte dell’editore alessandrino. In estate la Bundesliga (si parla del Wolfsburg) tornerà su di lui, con una quotazione intanto lievitata. Nel mezzo due mesi da toro, pronto a incornare ancora, sempre in sintonia con “mister libidine” perché per lui questo polacco incarna alla perfezione non solo l’animo con cui bisogna scendere sempre in campo, ma è anche una coerente icona della crescita granata in questo quadriennio. Di quella stagione tra i cadetti, cominciata e proseguita con il polverone sempre alto intorno alla Sisport, sono rimasti in tre Glik, Darmian e Vives. Sono ancora là: Glik non arriverà a Varsavia, sede della finale di Europa League, ma è destinato a volare alto.
(Twitter: @GuerraLuca88)