“Nel nome del Padre, del Figlio, e del Panzer Santo”.

Se un tifoso tedesco si fosse rivolto agli Dei del calcio al minuto 69’ di Germania – Ghana, probabilmente sarebbero state queste sue le parole. Sì perché l’Aquila tedesca incredibilmente si trovava in quel momento sotto 2-1 contro i meno quotati avversari africani. Al vantaggio germanico siglato da Götze al 51’, il Ghana riusciva a ribaltare il risultato con due goal in rapida successione di Ayew e di Gyan obbligando il tecnico Löw a correre disperatamente ai ripari. E così quando dalla panchina si è alzato quel taciturno ragazzino di 36 anni non pochi sugli spalti hanno pensato al goleador del Mondiale per eccellenza, uno che di reti ne ha segnate tante nella storia della competizione, addirittura 15: Luis Nazario da Lima Ronaldo.

E se il Fenomeno ha rappresentato un’icona del Brasile pallonaro per un decennio, Klose è l’emblema della tenacia, della forza e del pragmatismo in salsa teutonica. Miro si è presentato al Mondiale brasiliano con un biglietto da visita niente male: il record di reti in nazionale strappato ad un’altra icona del calcio tedesco, quel Gerd Müller e le sue 68 firme d’autore, issandosi alla straordinaria cifra di 69 marcature con l’aquila sul petto.

Ci sono voluti 122 secondi al bomber di Opole per lasciare il segno anche in questa edizione e raggiungere Ronaldo sul gradino più alto del podio: minuto 71’, calcio d’angolo per la Germania, batte Kroos, sponda di Höwedes e sul secondo palo c’è proprio lui, il Panzer teutonico, che con un comodo appoggio sigla il 2-2 finale, che finisce negli annali come il goal numero 15 nella sua carriera al Mondiale. Il panzer aveva siglato 5 reti a Corea/Giappone 2002, ripetendosi nel Mondiale di casa nel 2006 sempre con 5 marcature e siglandone 4 nell’edizione sudafricana.

Record eguagliato e ancora tanta strada da fare (non ce ne vogliano i tifosi tedeschi) per la Germania in questo Mondiale, dove sicuramente l’esperienza e la duttilità tattica di Miro saranno di grande aiuto per la truppa di Joachim Löw, chiamata dal pronostico a recitare un ruolo di primissimo piano. E se la Germania chiama, Klose risponde: quota 16 non è poi così un miraggio.