Le aspettative erano tante, visto anche il ritorno di Roberto Mancini sulla panchina dell’Inter dopo oltre sei anni e il primo derby da allenatore di Pippo Inzaghi, giustiziere degli avversari più volte all’interno del rettangolo verde. Lo stadio Giuseppe Meazza era totalmente esaurito in ogni ordine di posto ma c’è stato anche uno spettatore non pagante in campo: Mateo Kovacic.

Il match si è concluso in parità dopo i lampi di Jeremy Menez e Joel Obi che hanno illuminato, con gol di pregevole fattura, una partita non bellissima, caratterizzata da poche occasioni da gol da ambo le parti. Oltre le due reti sono state due le occasioni ghiotte per segnare ancora (una per parte) ma prima per errori individuali (El Shaarawy) e poi per sfortuna (nel caso di Icardi), il risultato non si è schiodato dalla parità. Ma lo sconcerto nasce analizzando la prestazione di Kovacic. Di sicuro molti altri giocatori dell’Inter non hanno reso al meglio ma dal talento croato, apparso completamente avulso dal gioco, per nulla incisivo e poco convinto nei contrasti, ci si aspettava molto di più viste le innati qualità che possiede. Schierato sulla sinistra del centrocampo nel primo tempo e in posizione più centrale nella seconda frazione di gioco, non è mai riuscito a rendersi pericoloso sia in fase di rifinitura che in fase di conclusione.

Roberto Mancini dovrà subito trovare le soluzioni adatte per riuscire a recuperare l’ex centrocampista della Dinamo Zagabria. Perderlo (dal punto di vista tecnico) sarebbe deleterio per gli interessi del ragazzo ma anche per quelli della società di Thohir che ha spesso sottolineato la necessità di ripartire da giovani talentuosi. Ma così proprio non va: Kovacic non sta ancora dimostrando tutto il suo reale valore. La domanda nasce spontanea: troppo sopravvalutato o problemi di natura tattica? Resta il fatto che avere un Kovacic così serve a ben poco.