A pensarci bene, il tiqui-taca (o tiki-taka a seconda della vostra lingua) visto e rivisto un sacco di volte in tv, allo stadio, da quella squadra chiamata Spagna, ha rotto le scatole da un bel po’. Il calcio è tecnica, tattica, spettacolo, ma non ha senso ammirare una ragnatela di passaggi, se ti stai giocando un Mondiale. Nulla contro Del Bosque, anche se le convocazioni per la rassegna iridata in corso di svolgimento in Brasile lasciano a desiderare. Dimenticare calciatori del calibro di Carbajal, titolare nel Real Madrid campione d’Europa, o un Fernando Llorente, che con la Juventus si è distinto per prestazioni di alto livello e gol pesanti, è da suicidio immediato. Non dimenticate anche Callejon.
Se la Spagna si ritrova già sull’aereo di ritorno, un po’ di colpe vanno additate al “maestro” di Salamanca, che si è ciecamente fidato di elementi ormai con la pancia piena. La cosa che di più ha colpito delle “Furie Rosse” è stato l’atteggiamento. Scarichi mentalmente, privi di idee, più della “Roja”, Iniesta e compagni hanno assunto le sembianze di quelle truppe che vanno in guerra senza le armi necessarie per sconfiggere il nemico. Poi è mancato anche l’apporto di Iker Casillas, disastroso contro l’Olanda e insufficiente nel match di questa sera, in virtù della seconda rete cilena nata da una sua respinta goffa e approssimativa che avrebbe evitato anche la mia nonna con problemi alla schiena. Appagamento? Può essere, ma se Diego Costa, protagonista di una straordinaria stagione con l’Atletico Madrid, si muove come un bradipo alla ricerca del cibo, ecco che tutto è più chiaro.
La Spagna di questo Mondiale, secondo qualcuno, si è comportata come la seconda Italia di Marcello Lippi, per intenderci quella che ha inanellato brutti risultati contro nazionali che, negli ultimi anni, hanno partecipato a qualche trofeo cittadino dei loro rispettivi paesi. Anche in quel frangente, l’ex tecnico della Juventus aveva “selezionato” calciatori con la testa all’Inps, desiderosi di sorseggiare qualche cocktail sulle spiagge di Formentera e dintorni, con l’eliminazione ai gironi che fu quasi automatica. Mancanza di umiltà, di voglia, ma la Spagna ha meritato l’uscita anticipata da questo Mondiale brasiliano. E non venitemi a dire “Si, però hanno vinto due Europei e una Coppa del Mondo”, perché risponderei, senza peli sulla lingua, “Al Mondiale si partecipa per vincere soprattutto se rappresenti la “Roja”, mica un rione di Elche”.