francesco totti derby

Per molti è semplicemente Il capitano, per altri Er Pupone, per tutti Francesco Totti, l’ultima bandiera del calcio italiano. Nato a Roma il 27 settembre del 1976, ha segnato la storia della squadra giallorossa per cui ha giocato una vita intera ed è stato un grande protagonista con la maglia della nazionale dal 1998 al 2006, anno in cui alzò al cielo la Coppa del Mondo.

È il secondo marcatore italiano più prolifico di tutti i tempi – soltanto Silvio Piola ha fatto meglio di lui – ed è uno degli otto calciatori ad aver siglato almeno 300 reti a livello professionistico (gli altri sono Silvio Piola, Alessandro Del Piero, Giuseppe Meazza, Luca Toni, Roberto Baggio, Filippo Inzaghi e Antonio Di Natale e José Altafini). È inoltre il giocatore italiano che ha segnato più gol con la stessa squadra (precede Del Piero e Meazza).

Nel 2004 fu inserito nella Fifa 100, la lista dei più forti 125 giocatori viventi selezionata da una commissione presieduta nientemeno che da Pelè. Ha ricevuto per cinque volte il premio come miglior giocatore italiano dell’anno dalla AIC (Associazione Italiana Calciatori) e nel 2012, da un sondaggio della IFFHS è risultato il giocatore più popolare d’Europa. Può, infine, vantare undici Oscar del Calcio, un titolo di capocannoniere in Serie A, una Scarpa d’oro come giocatore più prolifico in Europa (era il 2007), un Golden Foot, un Premio Gaetano Scirea alla carriera e un Premio Giacinto Facchetti.

Talentuoso sul terreno di gioco, Francesco Totti ha un’arma che lo contraddistingue: l’ironia – o meglio l’autoironia – con cui ride sui alcuni difetti (che tali non sono) per i quali viene preso di mira da tante persone. E l’autoironia traspare in modo evidente nelle tante frasi celebri da lui pronunciate nel corso di interviste rilasciate ad organi televisivi oppure tratte dalle sue pubblicazioni editoriali. Noi di Blogdisport ne abbiamo selezionate alcune, le più significative, che ci permettono di comprendere meglio la personalità di Francesco Totti e il suo amore per Roma e la Roma.

“Mi sfottono per l’accento, per i modi, per qualche parolaccia. Se lo dice Valentino Rossi, col suo dialetto, tutti ridono; se lo dico io, sono un coatto, un ignorante, un burino. Forse dispiace che un giocatore importante stia a Roma e non altrove. Il potere del calcio non è un’esclusiva del Nord, ma la musica è sempre la stessa: noi romani siamo viziati, pigri, prepotenti. La pensino come vogliono, io sono nato romano e romanista. E così morirò”. [dal Corriere della Sera, 29 luglio 2002]

“Quando ero piccolo e annavo a giocà a’ pallone con ragazzi che non conoscevo e stavano a fa le squadre se finiva sempre con “palla o regazzino?” poi dopo 2 minuti di gioco ed un paio di tunnel tutti: “Refamo le squadre, refamo le squadre il regazzino è troppo forte!” [da Mò je faccio er cucchiaio, 2006]

“Adesso dicono che è stato un mio limite il fatto di non aver mai cambiato squadra. In realtà era il mio sogno fin da bambino. Qui ho tutto e sto bene, si vince poco ma è stata una scelta di vita. Quello che dice la gente non mi interessa, se mi criticano nonostante i miei 200 goal vuol dire che di calcio non capiscono niente” [Intervista Sky Sport, marzo 2008]

“Mi piace questa sensazione di essere nato e cresciuto nella città più bella del mondo. Quando i calciatori delle altre squadre, soprattutto straniere, vengono a giocare a Roma, quasi sempre fanno un giro turistico in pullman fra le bellezze della città. […] Sono state partite sempre dure, con difensori rocciosi, che intervenivano spesso ai limiti del regolamento, che mi scalciavano anche un po’ più del dovuto. E poi ho capito. In queste occasioni, all’onesto centrocampista della periferia bulgara, al terzino di fascia ucraino, al trequartista moldavo, gli si alza l’indice di rosicamento” [E mo’ te spiego Roma, 2012]

“È il calcio, è il pallone, come se ci fosse la sua faccia su quella sfera che gira. Quello che ha fatto lui con la palla non l’ha fatto mai nessuno e non lo farà mai nessuno. Ha fatto cose straordinarie, tutto quello che c’era da fare l’ha fatto. L’ho conosciuto e mi emoziona vedere la foto di noi due abbracciati” [dichiarazione su Diego Armando Maradona rilasciata a Roma TV nel settembre 2014]

“A me sinceramente la parola leader non mi è mai piaciuta, più che altro mi metto a disposizione della squadra. È normale che io mi senta un giocatore importante, quello sì, però io alla fine rispetto tutti nella stessa maniera.” ]post Roma-Cagliari, dicembre 2006]