Mario Macalli, presidente Lega Pro

Ieri sera, anzi nella notte appena trascorsa, sono stato invitato a una festa. Uno di quei party estivi, nel quale la piscina fa la parte del leone con la gente che, dopo 2-3 cocktail alcolici (e analcolici), inizia a gettarsi nell’acqua tiepida messa a “disposizione” per l’occasione. Va bene, alle persone a casa tutti questi fatti non interessano, ma vorrei far sapere che a un certo punto della suddetta serata, umida come quelle giornate a Copacabana, ho pensato al calcio spezzatino della Lega Pro. Si, forse ho qualche problema, ma alle 6 del mattino, per lavoro, per tenere allenata la mente, si fa questo e altro. Tralasciando la parte meramente mondana, tratto della decisione di Mario Macalli e dei suoi consiglieri che, evidentemente, intendono il campionato di Lega Pro come quei tornei che si giocano durante la stagione estiva sulle varie spiagge italiane.

Alcuni incontri previsti venerdì, altri sabato, domenica mattina, pomeriggio, tardo pomeriggio e lunedì sera. Manca solo una gara alle 3 del sabato notte, così, magari gli spettatori conosceranno il significato dell’after sugli spalti di un impianto sportivo. Una decisione, quello del consiglio direttivo della Lega Pro, molto discutibile che penalizza sempre loro, chi fa sacrifici, ossia i tifosi. Prendo come esempio lampante il match domenicale delle 11. 1) I fedeli più accaniti salteranno la messa. 2) La gente, dopo una settimana di duro lavoro, non potrà godersi le splendide mattinate domenicali da dedicare alla famiglia. 3) Il pranzo, in base al risultato ottenuto della propria squadra del cuore, sarà caratterizzato da urla e brindisi di gioia (in caso di esito positivo) o di musi lunghi (se la compagine per la quale si fa il tifo porta a casa un risultato negativo) 4) Chi deve recarsi in trasferta, sarà costretto a viaggiare di notte, anche con le intemperie, in condizioni pessime in modo da arrivare allo stadio giusto in tempo per la colazione.

Ormai il calcio italiano è in mano alle tv, che vogliono allontanare i sostenitori dai fatiscenti stadi (eccezion fatta per qualche impianto). C’è un calo di abbonamenti, di spettatori causa pay-tv, che decidono come e quando giocare, mettendo la parte la passione di chi il calcio ce l’ha nelle vene. Inutile rimarcare che questa idea di spezzettare i vari match di Lega Pro, e non solo quelli, non piace a nessuno, tranne che ai vari Tavecchio, Macalli e company che, pensate, hanno in mente di eliminare le barriere dagli stadi. Si, senza tifosi…