Cari tifosi del Parma,

chi vi scrive, oltre ad un aspirante giornalista e tifoso del Bari, è anche un grande appassionato del calcio e di tutto ciò che lo circonda. Una realtà sportiva sempre più in declino, capace si di regalare emozioni, ma che allo stesso tempo è sempre più in mano a televisioni ed interessi di altro genere. Con l’aggravante di una congiuntura economica senza precedenti. Come se già non bastassero gli innumerevoli scandali ed illeciti che tanto male stanno facendo a tutto il sistema da almeno una decina d’anni a questa parte.

Ed è proprio il fallimento del vostro Parma, squadra gloriosa e vincente del nostro calcio, l’ultima pagina di questi tristi capitoli. Una realtà per molti anni fiorente, ma che rischia seriamente di scomparire per colpa di cattivi dirigenti e gestioni societarie condotte al di sopra delle reali possibilità. In Puglia ne sappiamo qualcosa: abbiamo visto crollare la gestione Matarrese, spesso criticata e contestata per non aver mai avuto la volontà di portare il Bari verso traguardi più ambiziosi e consoni. Lo si faceva, o almeno cosi ci hanno fatto credere per tanto tempo, per preservare il virtuoso stato di salute del club, che a loro dire produceva molti utili. Tante di quelle entrate da produrre un debito di circa 30 milioni di euro! Mezze verità, come quelle di chi per molto tempo vi ha fatto credere che il Parma fosse una società sana e trasparente, salvo poi riservarvi un conto salatissimo ed un debito quasi dieci volte maggiore. Le bugie hanno le gambe corte, e dalle vostre parti col fuoco c’hanno scherzato fin troppo.

Penso allo stesso Ghirardi, ma anche a Taci, Doca, Manenti: personaggi in cerca d’autore, capaci soltanto di affossare ancora di più l’immagine di una terra meravigliosa, la vostra, e renderla ridicola davanti a tutta Italia. Dall’Europa League alla Serie B. Partite rinviate perché non si potevano pagare gli steward, giocatori senza stipendio ma che scendono in campo solo per la dignità. Bonifici che devono arrivare, ma che per motivi misteriosi a Collecchio non ci arrivano. Situazioni che abbatterebbero anche un toro ma non noi, non noi tifosi follemente innamorati delle nostre squadre del cuore. E’ qui che bisogna gettare il cuore oltre l’ostacolo. Queste sono situazioni forse, dove per la prima volta si va a tifare e si scende in campo per difendere un ideale, un’identità, una città, una terra. E’ la prima volta dove davvero si coglie il vero significato della frase ‘Aldilà del risultato’, cosi tanto presente in striscioni e cori di curve di mezza Italia.

Il sentimento è di quelli contrastanti, perché si sceglie sostanzialmente da che parte stare: se arrendersi, abbandonando tutto al proprio destino o continuare a lottare per un futuro diverso. Da un lato sai di poter fallire molto presto, dall’altro sai che non potrai mai sparire per davvero. Falliscono le società, le aziende, i presidenti, ma la maglia, i ricordi, i trofei, i trionfi, le emozioni non puoi cancellarle. Restano impresse nella mente, scolpite nel cuore. E ti rinfrescano la memoria, ti aiutano a ricordare perché sei ancora li, nonostante tutto.

Gli oltre 220 milioni di massa debitoria non depongono a favore. Ma se c’è un consiglio spassionato che posso darvi è questo: andate allo stadio, riempitelo in ogni ordine di posto. I diecimila in media presenti sono pochi, ci vuole il Tardini pieno come se si fosse in lotta per lo scudetto. Solo ricordando a Donadoni, Lucerelli e compagni l’orgoglio di essere Parmensi, si potrà portare la squadra a dare il massimo. E’ proprio adesso che bisogna mettere da parte tutte le incomprensioni, dimenticare Cassano, Paletta, e tutti coloro che questa nave hanno preferito abbandonarla. E’ proprio ora che bisogna soltanto stringersi intorno alla squadra, darle la percezione di non essere più sola, comunque vada. E’ il momento di scendere in campo tutti insieme appassionatamente, tirare fuori la voce e sfoggiare prestazioni da gladiatori. Come se non ci fosse un domani. E chissà che, magari, non si possa sfiorare un’impresa.