C’è una differenza sostanziale tra Torino e Napoli, viste ieri sera duellare allo Stadio Olimpico di Torino. Ed è l’allenatore. Ventura vince la partita azzeccando praticamente tutte le scelte e preparando la partita nei minimi dettagli, che, quando saltano, fanno infuriare il tecnico ex Bari, il quale diventa uno spettacolo nello spettacolo. Lo spettacolo, invece, diventa triste quando va in scena il monologo tragicomico di Rafa Benitez, davanti ai microfoni delle tv a fine partita.

Le domande, chiare ed esaustive, di chi cerca di fare il proprio dovere vengono dribblate come potrebbe fare un ubriaco in Piazza Plebiscito. E la classe del tecnico internazionale poliglotta che avevamo apprezzato negli anni passati sembra quasi un lontano e sbiadito ricordo. Dice di essere stanco e risponde a mala pena. E forse è già una fortuna, perché quando è in forma tira fuori dal cilindro conigli che esclamano “Ci può stare!” per un errore arbitrale, salvo rimangiarsi dopo non molto tempo la propria attitudine nel commentare le prestazioni arbitrali. Come il più provinciale degli allenatori. Lui, che ha vinto la Champions League e ha un palmares e un curriculum da fare invidia al 90 % dei tecnici in giro per l’Europa. Sì, in una notte torinese persino Rafa Benitez può scoprirsi provinciale.

Ventura riscopre una dimensione internazionale. Commenta la vittoria con la pacatezza che gli deriva dall’aver vissuto per lungo tempo in Inghilterra. Ah no, pardon, si fa un po’ confusione tra l’internazionale e il provinciale. E Ventura è il primo. Quello che si prende le responsabilità delle sconfitte della propria squadra, e non si esalta quando vince. Perché ha costruito una squadra bellissima, che in Europa scopre di poter sognare e di non avere limiti. Almeno per qualche giorno. Ma durerà l’esser internazionale di Ventura, quello che fuori dall’Italia, in realtà, non ha mai allenato. Ma è un signore, e anche quando perde risponde alle domande. E ieri ha battuto Benitez. Sì, anche sul campo, ma non solo.