La Germania Campione del Mondo non poteva restare di certo a mani vuote nella prestigiosa serata di Zurigo per l’assegnazione del Pallone d’Oro, che ha visto come protagonista il trionfo di Cristiano Ronaldo su Messi e Neuer, e alla fine ha premiato il suo allenatore, Joachim Loew, come il migliore in assoluto nell’anno solare 2014. Carlo Ancelotti, unico tra gli italiani a concorrere per l’assegnazione di un premio, non ce l’ha fatta, classificandosi solo al secondo posto, davanti a Simeone.
Il FIFA World Coach of the Year, assegnato dalla stessa federazione, sulla base dei voti di commissari tecnici, capitani delle Nazionali di calcio e giornalisti provenienti da tutto il mondo, ha così riconosciuto i meriti di Loew nel condurre la Nazionale tedesca al suo quarto titolo mondiale, ponendo l’impresa del ct al di sopra di quella dell’allenatore italiano, vincitore a sua volta della storica decima Coppa dei Campioni con il Real Madrid.
Quale tra le due imprese sia la più prestigiosa o difficile da realizzare è giudizio facilmente opinabile, sebbene la Coppa del Mondo rimanga nell’immaginario collettivo e non solo il massimo traguardo possibile per la carriera di uno sportivo. Chi sia il più desiderabile tra gli allenatori in circolazione tra Loew ed Ancelotti è, al contrario, una domanda di ben più facile risoluzione: la storia, il palmarès e le qualità tecniche pendono tutte inequivocabilmente a favore dell’italiano.
“Top player” tra gli allenatori, re Carlo ha collezionato un successo dopo l’altro, affermandosi a livello nazionale e internazionale prima con il Milan, poi con Chelsea e PSG. Approdato al Real Madrid nell’estate del 2013, per sostituire Josè Mourinho, riesce a centrare l’obiettivo fallito dal portoghese: la conquista della decima Champions, diventata ormai un’ossessione per i “blancos”, i tifosi madridisti e il presidente Florentino Perez.
Amato da tutti i suoi giocatori ed acclamato dalla stampa nazionale ed estera, il coach di Reggiolo mostra un altro modo di vivere ed interpretare il calcio, in campo e fuori: senza esagerazioni o fanatismi, vive le vittorie e le sconfitte con equilibrio e moderazione, non è un divo e neanche la sua antitesi, ma un uomo di sport semplice e tra i più capaci; tra gli allenatori in circolazione è in cima alla lista dei desideri di qualsiasi club che voglia affermarsi: senza nulla togliere a Loew e a chi gli ha assegnato il premio, Ancelotti rimane il numero uno.