Il Mondiale brasiliano ha messo, e sta mettendo, in risalto le qualità di molti allenatori, sconosciuti fino a un mese fa e ora sulla cresta dell’onda. Uno di questi è Jorge Luis Pinto, tecnico della Costa Rica, rivelazione di questo torneo iridato. Ieri sera la nazionale centroamericana è stata sconfitta solo ai rigori dall’Olanda sfortunata, che ha trovato un K.Navas in versione “Superman” sulla sua strada. Una formazione, quella costaricense, sulla quale nessuno avrebbe scommesso un euro lo scorso 12 giugno, ma che ha invece sorpreso tutti, specialmente Italia e Uruguay, sconfitte nei match del girone. Il segreto, oltre all’impegno, a una buona tecnica di alcuni calciatori, è proprio l’allenatore nato a San Gil il 16 dicembre del 1952. E’ una storia da raccontare quella di Pinto, autentico trascinatore già dai suoi primi passi da trainer.
Studia in Germania, ma inizia la sua carriera da allenatore in Colombia, un po’ per caso, nella formazione dell’Union Magdalena. I buoni risultati non passano inosservati e, poco tempo dopo, va ad allenare il Millonarios, sempre nel paese sudamericano. E ancora: Santa Fe, Independiente, nuovamente Union Magdalena e successivamente Perù, con l’Alianza Lima, società con la quale inanella tre campionati nazionali. Nel 2002 torna in patria, per guidare Alajuelense, ma nell’anno successivo viene chiamato dalla Federazione per guidare la nazionale del proprio paese. Poi, nel 2004 allena la Colombia, ma i pessimi risultati causano l’esonero e il conseguente ritorno alla Costa Rica, dove sostituisce Ricardo Lavolpe; tutto questo accade nel 2011. Da quel momento in avanti, plasma una squadra capace di qualificarsi per il rotto della cuffia ai Mondiali in Brasile, giocando comunque un buon calcio. Il 3-5-2 è il suo marchio di fabbrica, che si trasforma in un “fastidioso” (per gli avversari) 5-3-2 in fase di non possesso.
Ha annichilito, come dicevamo poc’anzi, Uruguay e Italia con la stessa tattica che, a parole, potremmo descrivere con questo pensiero “Prima facciamoli correre, poi puniamoli in contropiede, ma attenzione al pressing”. Dopo la vittoria ai danni dell’Italia, con un pizzico di spavalderia, Pinto dichiarò: “Ho giocato come la Juventus”. Una tattica che ha messo in difficoltà la formazione allenata da Cesare Prandelli, che ha sofferto molto la “fame” dei calciatori costaricensi. Adesso, dopo l’eliminazione rimediata ieri contro l’Olanda, un Paese può accogliere con fierezza i propri beniamini. Non saranno eccelsi nel controllare la palla, ma con un Jorge Luis Pinto, ieri in lacrime dopo la sconfitta ai rigori, “Nada es imposible”. Appuntamento in Russia tra quattro anni.