Sei mesi fa difendeva la porta del Milan; oggi, a “soli” 32 anni, ha deciso di tesserarsi con il Rocca Priora, squadra di un paese a pochi passi da Frascati, che milita nel campionato di Promozione laziale. E’ la storia di Marco Amelia, una delle poche controcorrente nel mainstream del calcio italiano, fatto di litigi tra calciatori, polemiche settimanali sulle moviole di turno, veleni e scontri, finanche di presidenti o pseudo-tali che giustificano nei campi dilettantistici attacchi fisici all’arbitro di turno. Da San Siro allo stadio Montefiore di Rocca Priora il passo non è breve, ma Marco Amelia ha deciso di rimettersi in gioco, aspettando magari la chiamata di qualche club professionistico, e ieri ha spiegato in una nota ufficiale le ragioni della sua scelta.
“Negli ultimi giorni in molti si sono chiesti perchè un portiere professionista di serie A a soli 32 anni decide di lasciare il calcio professionistico pur avendo molte richieste anche importanti. La risposta è molto semplice –spiega Amelia-Sono partito tanti anni fa dai campi di provincia e ho fatto una scelta precisa: quella di tornare alle mie origini. Il calcio mi ha dato molto, fama, successo, vittorie, soddisfazioni personali ed economiche. Oggi sono una persona realizzata e felice, anche grazie al calcio. Questa mia scelta è maturata col tempo e si è concretizzata nel momento in cui il desiderio di restituire”. Amelia, 272 presenze tra i “pro”, 28 caps in Azzurro Italia tra Under 21 e Nazionale “A”, un Mondiale vinto nel 2006, lo sa: è stato un ragazzo fortunato. “E’ bene che tutti si ricordino che il grande calcio esiste perchè esiste il calcio di provincia-continua il portiere laziale-ed è ora che i protagonisti del grande calcio restituiscano qualcosa a questo movimento fatto da milioni di appassionati partendo dalle origini di questo sport. Dai cortili, dalle strade, dai campi di periferia. Ho rinunciato pochi giorni fà ad un offerta importantissima, credo irrinunciabile per il 99% dei calciatori. Ecco io ho scelto di far parte di quell’1% che fa cose diverse. Prima di tutto siamo persone e le persone non devono mai dimenticarsi da dove arrivano, ho scelto di essere grato e riconoscente alla gente, al territorio, al calcio, al mio calcio quello di casa mia. Perchè ad un offerta economica si può anche rinunciare, alla gratitudine e alla riconoscenza no. Da oggi la mia coppa del mondo, la mia champions league, il mio scudetto saranno il poter vivere e supportare quotidianamente la passione di questi ragazzi per lo sport più bello del mondo”. Gratitudine, riconoscenza, passione, sacrificio: ripartiamo dalle radici, fratelli calcistici d’Italia.
(Twitter: @GuerraLuca88)