Il calcio applicato alla vita, la vita applicata al calcio, il tutto nella consapevolezza di avere ancora stimoli da offrire al campo. Questo il tema principale di “Il meglio deve ancora venire”, il libro scritto a quattro mani dall’allenatore dell’Inter Walter Mazzarri e dal giornalista di Sky Sport 24 Alessandro Alciato, presentato ieri sera ad Andria in occasione della consegna del Premio Mediterraneo 2014, giunto alla decima edizione e organizzato dall’associazione Corte Sveva Onlus, ricevuto in passato da Gianfelice Facchetti, Davide Fontolan, Beppe Bergomi e Marco Materazzi. «L’associazione ha pensato a mister Mazzarri in funzione del libro- ha spiegato Marco Grassi, organizzatore della serata-è bello proseguire questa consuetudine». Un’idea nata «per svelare cosa c’è sotto la corazza di Walter Mazzarri-ha scherzato Alciato-sviluppata in un incontro a Napoli che ci ha permesso di scoprire cosa c’è sotto questa corazza. Siamo andati oltre un calcio fatto di tanti dirigenti senza idee». Mazzarri è andato oltre il campo, svelando il suo forte rapporto con il figlio: «È arrivato un momento della mia vita in cui ho voluto riscoprire le radici con mio figlio, per fargli avere una vita tranquilla. Quando abbiamo deciso di fare il libro, lui era vicino alla maggiore età. Non è facile spiegare a un figlio le scelte fatte durante la vita, è questo il motivo per il quale ho accettato di scrivere il libro. È stato anche un modo per venire fuori dalla pressione che si crea intorno al personaggio più che riguardo il professionista». Un volume nato lungo 1000 ripensamenti, che cerca di andare oltre i panni dell’allenatore e del giornalista:

Mister, quando allena l’Inter non pensa mai alla pressione del recente passato?

“Questo problema non me lo sono mai posto: la pressione la senti come allenatore dell’Inter, perché tutto oggi ha una risonanza esagerata con l’avvento di internet. Io sono all’undicesimo anno di serie A, posso fare il raffronto di un paio di cambi generazionali ormai. Personalmente, penso solo a concentrarmi sulla squadra e sulla tattica, senza guardare la società dove sono e pensare alle conseguenze delle scelte che faccio. Non faccio dietrologia quando siamo vittime di decisioni sfavorevoli da parte degli arbitri: se un arbitro sbaglia, è perché ha visto male. Sbagliano loro, sbagliamo noi allenatore, sbagliano i giocatori: l’essenziale è che ognuno paghi le sue responsabilità“.

Il meglio deve ancora venire significa che dopo l’Inter ci sarà dell’altro?

“Questo vuol dire avere ancora stimoli: l’allenatore nel calcio moderno è il fulcro di tutto, di pressioni interne ed esterne. E’ un mestiere particolare e usurante, fino a portarti dopo 10-15 anni a cercare di porre un freno. A oltre 50 anni, quando ho parlato con Alessandro, ho capito che avevo ancora stimoli come allenatore di club. Posso solo migliorare e se avrò modo di avere una squadra di un certo tipo, non potrò che fare meglio“.

Il Ct della Nazionale Conte a due giorni da Italia-Olanda ha lanciato un allarme: in serie A giocano pochi italiani. Come si riparte?

“Non è una novità, non sono allarmi: accadeva già con Prandelli. Purtroppo la crisi economica in Italia ha colpito anche il calcio e ha portato i grandi club a ridimensionarsi. Serve però una mano da parte di tutto il sistema: serve collaborazione anche da parte dei media, serve una critica equa, serve dare tempo per tornare a vincere. Servono equilibrio e pazienza da parte di tutti gli addetti ai lavori: non bisogna bruciare dopo la prima partita i ragazzi, un allenatore ci prova ma conta molto la critica del sistema. Noi italiani spesso attacchiamo i nostri prodotti e pensiamo meno a criticare gli stranieri: serve maggiore equilibrio in questo“.
Nel libro Mazzarri scrive che “nel calcio non c’è spazio per le amicizie vere”. E’ così?
“Io non ho amici tra i calciatori, tempo fa ne ho anche parlato in una tesi a Coverciano in cui parlavo del rischio degli sconfinamenti: le vere amicizie che ho io sono fuori dal calcio, e chi è amico di tutti non è amico di nessuno. Poi ognuno ha il suo parametro di amicizia: io la vedo così nella vita di tutti i giorni, non sono un diplomatico e odio le mezze misure. Nel calcio è inutile fare l’amico con un potenziale rivale: nel nostro settore sappiamo benissimo che appena vai male c’è uno che subentra. E allora che tipo di amicizia può nascere? Per questo evito, sarebbero rapporti subdoli. Ho grande rispetto per ruoli e professionisti, ma non li confondo con l’amicizia“.
L’Inter può ambire allo scudetto?
“Nella mia carriera mi manca lo scudetto, spero di raggiungerlo prima possibile come professionista. Credo che parlare di questa cosa a inizio anno e a inizio ciclo… non vogliamo illudere nessuno, vogliamo dare mentalità vincente, far crescere il gruppo e far crescere i giovani che saranno patrimonio dell’Inter. E’ quello che vogliamo fare il più in fretta possibile”.
Scrive anche che “Antonio Conte è meglio di certe sue affermazioni del passato”. Che messaggio vuole dare al nuovo Ct della Nazionale?
“A me non piace fare cose eclatanti: è venuto Conte a trovarci e abbiamo un buon rapporto. Ogni allenatore che vuole bene all’Italia deve avere rispetto del professionista che allena l’Italia. Spesso, quando siamo fuori dal nostro rodeo e ci troviamo come professionisti, ci capiamo in un minuto“.

Abbiamo messo alle spalle il calciomercato: Guarin è stato a lungo in uscita ma è rimasto all’Inter. Come gestirà il colombiano?

“Bisogna sapere se lui sapeva di essere sul mercato: la società con chi fa il budget aveva fatto delle scelte. Quest’anno è iniziato un nuovo ciclo e puntiamo molto sui giovani: io parlo sempre in faccia ai giocatori, quindi il problema non me lo pongo. Guarin ora rientra nella rosa dei 23, se lui torna quello che credo sia sarà importante, lui è sempre voluto restare all’Inter, la sua cessione era dettata anche da questioni societarie, lui è molto contento di restare ed è un giocatore importante: non c’è altro da dire. Ora lo impiegheremo come seconda punta, come trequartista ma sarà impiegato nel reparto offensivo”.

Mazzarri, in chiusura vuole dare un messaggio alla piazza di Bari, lei che è stato protagonista al Sud con il Napoli?

“Al Sud mi trovo tanto bene, sono metereopatico. La Puglia è una regione bellissima, ma è una di quelle che ho visitato meno. Al Bari non posso che fare un grande in bocca al lupo: è una grande piazza, affascinante, con un bello stadio. Sono contento che torni ad essere competitiva e la attendo in serie A al più presto”.