Walter Mazzarri ha portato a casa, con la sua Inter, un punto in meno di Andrea Stramaccioni a sette giornate dalla fine. E’ vero che i confronti spesso fanno più male che bene, ma resta il fatto che il bottino punti in casa nerazzurra è assai magro, così come l’entusiasmo e la voglia di raggiungere un qualche piccolo obiettivo.
A non essere per nulla magra è la delusione dei tifosi, in particolare per quanto accaduto ieri, nel match col Livorno. L’Inter sul 2-0 si è fatta rimontare. Certo, può capitare anche questo nel calcio. Una partita, in fondo, non può dirsi mai, o quasi, del tutto chiusa prima del fischio finale. Ma c’è un grosso però. Insomma, le dinamiche che hanno portato alla rimonta della squadra di casa sono tutte da attribuire, più che al merito di Paulinho ed Emerghara, alle enormi lacune nerazzurre. Disattenzioni troppo evidenti che hanno causato la perdita di tre punti fondamentali per accorciare ulteriormente la distanza dalla Fiorentina in classifica.
Mazzarri ha evidenziato proprio queste lacune, dovute a disattenzione, scarsa motivazione ed eccessiva leggerezza. “C’è chi pensa di giocare alla Play Station” ha tuonato nel dopo partita. Ma, senza dubbio, un po’ di colpa va pure al tecnico che dovrebbe farsi sentire di più dalla squadra e imporsi, alla Mou-maniera. Ed ecco che scatta l’ennesimo confronto, il più temuto dagli allenatori successivi all’era in nerazzurro dello Special One.
Al di là dell’atteggiamento del mister, all’Inter urgono rinforzi per compensare le probabili partenze di qualche argentino d’annata. Nelle ipotesi di calciomercato spicca il nome di un altro argentino, Ezequiel Lavezzi, che Mazzarri ha avuto modo di conoscere molto bene al Napoli. Ma è ancora tutto da vedere, dal momento che l’eventuale dipartita dell’attuale tecnico, rimescolerebbe le carte in gioco, portando alla ribalta ulteriori nomi in fatto di giocatori e soprattutto per la panchina.
Il popolo interista della rete spera nell’ennesimo cambio di allenatore, anche se, adesso, dopo il terribile errore col Livorno, le critiche sono in prevalenza indirizzate a Fredy Guarin che, forse, pensava davvero di giocare alla Play.