Metta World Peace. Sì, è un nome proprio di persona. Un auspicio o forse l’ennesima follia di chi prima si chiamava semplicemente Ron Artest. Che al netto delle vicissitudini caratteriali e disciplinari è (stato) un grande giocatore. Abile nel gioco difensivo come pochi altri (nel 2004 fu premiato come defensive player of the year), ma capace di essere decisivo anche in fase offensiva. Come nel 2010, quando contribuì pesantemente alla vittoria del titolo NBA dei Los Angeles Lakers con una tripla a un minuto dalla fine di gara 7, che spianò definitivamente la strada verso il titolo a Kobe e compagni. Quello fu l’apice sportivo di una carriera però controversa, che fino ad allora a veniva ricordata per episodi particolari, fino al culmine raggiunto la sera del 19 novembre 2004: una clamorosa rissa nella partita tra i suoi Indiana Pacers e i Detroit Pistons. Al Palace of Auburn Hills di Detroit, un suo fallo scatena la reazione di Ben Wallace. L’ambiente si surriscalda, Artest viene colpito da un bicchiere di plastica ma pieno di chissà quale bevanda, proveniente dal pubblico: questo scatena il raptus che lo porta, insieme ad altri giocatori, a salire sugli spalti per colpire alcuni tifosi dei Pistons, una corrida indegna per l’NBA. Artest verrà squalificato fino al termine della stagione. Il video:

Con gli anni però Artest si è calmato, merito anche di uno psicologo che l’ha seguito e che lui ha ringraziato proprio al termine di quella gara 7 contro Boston: “Ron Ron” resterà un personaggio stravagante, che per il livello del campionato italiano potrà sicuramente aiutare Cantù nella corsa ai playoff. Al massimo potrà nuovamente cambiar nome: ci ha riprovato nel 2014, ma il nome scelto, The Panda’s friend, non era proprio il massimo (tutto vero!). Oppure potrebbe far vincere una gara 7 a Cantù: in palio non ci sarà un anello NBA, ma sarà comunque bello da vedere: