Nel vuoto creatosi nella serie A 2014/2015 alle spalle di Juventus e Roma, a punteggio pieno dopo cinque turni, c’è un uomo baffuto con la pipa in bocca e un cuore blucerchiato. Parliamo della Sampdoria di Sinisa Mihaijlovic, salita nel Paradiso calcistico dopo la vittoria di ieri sera nel derby della Lanterna contro il Genoa: 1-0, centro di Gabbiadini, un mix tra la garra di Che Guevara e la pacata belligeranza di Churchill, i due personaggi storici citati da Miha alla vigilia della sfida al Genoa di Gasperini.
Saldo del mercato positivo ormai da due stagioni, otto italiani su 11 nell’undici-base di partenza, età media della rosa di 25,7 anni. Un allenatore affamato e un presidente “tocco” quel che basta: 11 punti in cinque giornate, zero sconfitte e terzo posto in classifica davanti alle pregiate Inter, Milan, Fiorentina e Napoli. In zona Champions, in attesa che giochi l’Udinese questa sera. Quella doriana non è una favola, ma una solida realtà. E’ lontano appena un anno quel 15 settembre 2013, quando nel derby il Genoa di Antonini, Calaiò e Lodi affossò la Samp di Delio Rossi, sollevato poi dall’incarico a novembre con la squadra in zona-retrocessione. Lì l’arrivo di Mihaijlovic, il cambio di modulo che ha liberato gambe e pensieri di Gabbiadini, Eder, Palombo e Obiang, la cavalcata-salvezza, conclusa con qualche turno di anticipo, e l’arrivo di Massimo Ferrero a capo della società.
Il nuovo proprietario della Sampdoria, 58 anni, è un imprenditore del cinema che ha avuto anche una puntata nel trasporto aereo, non fortunata. Quattro anni fa in un’intervista disse di essere di sinistra, di aver fatto il 68 e di aver votato per Massimo D’Alema. La sua grande passione per il cinema si consacra con l’acquisizione di 60 sale cinematografiche dando vita così al Ferrero Cinemas Group, tra i quali il cinema Adriano di Roma, diventa un punto di riferimento per Prime Cinematografiche di grande prestigio. Lo chiamano “er viperetta”, ma ad ora di pungente c’è solo la sua Sampdoria: nei suoi selfie, celebri ormai per il legame nato con la curva, ci sono i muscoli di Okaka, la roboante gioventù di Romagnoli, l’esuberanza di Viviano, la classe di Gabbiadini e la fame di una piazza che 24 anni fa vinceva la Coppa delle Coppe. Oggi Samp significa filosofia da barista dello sport, qualcosa tipo “corriamo, mettiamocela tutta e cerchiamo di non prenderle”. Per ora però a Genova se la godono: e il cielo è sempre più blu…cerchiato.