I tifosi del Milan hanno tirato un lungo sospiro di sollievo dopo la vittoria della propria squadra questo pomeriggio a San Siro. Il 2 a 0 maturato contro il Cesena infatti, porta la formazione guidata da Filippo Inzaghi a quota 33 in classifica, ancora lontana da una posizione favorevole per disputare la prossima Europa League, ma rassicurante rispetto alle zone basse della classifica.
La paura ha giocato un ruolo di primo piano durante tutto lo svolgimento del match, ed è stato solo grazie ad una prodezza di Giacomo Bonaventura che i fantasmi di un possibile scontro salvezza contro la penultima forza del nostro torneo si sono ridimensionati in una pratica da portare a giusto e naturale compimento. Il 2 a 0 di Pazzini ha poi chiuso definitivamente i giochi, ma il suo rigore, calciato con estrema insicurezza, ha dato supporto alla tesi del pericoloso tremore presente nelle gambe dei ragazzi di Inzaghi, che forse, solo grazie a questa vittoria, verrà smaltito già nel prossimo impegno contro il Chievo.
Lungi dall’essere guarito dai mali che lo affliggono dall’inizio di questo disastroso 2015, il Milan porta a casa tre punti con il modulo più caro al presidente Berlusconi, quel 4-3-1-2 che vuole la contemporanea presenza delle due punte e di un gioco volto alla costruzione propositiva delle azioni d’attacco più che l’affidarsi al contenimento degli avversari e alle conseguenti ripartenze.
La ventiquattresima formazione in ventiquattro partite potrebbe quindi risultare quella buona, ma fa riflettere il fatto che l’allenatore piacentino abbia cambiato continuamente uomini e moduli senza trovare un’adeguata continuità di manovra e risultati. Anche dopo questa prestazione, appare infatti evidente che la formazione rossonera non abbia ancora espresso la sua giusta quadratura: il centrocampo fatica a creare gioco, la difesa è spesso in affanno e le azioni d’attacco sono affidate più alle iniziative individuali che ad una manovra corale.
Fuori dalle sabbie mobili, almeno per i prossimi sette giorni, il Milan con tutta probabilità cambierà allenatore a Giugno, giusto o meno che sia, e da questo emerge una mancata condivisione delle responsabilità del fallimento dell’attuale progetto da parte della società. Di fatto l’inadeguatezza di gioco e risultati di una squadra non passa unicamente dalle scelte del suo allenatore, ma, come avviene fin troppo frequentemente nel calcio, sarà solo lui a pagarne le conseguenze. Il Milan, grazie a Bonaventura e Pazzini, dà oggi un calcio alla paura e alle streghe, ma Inzaghi non può davvero fare altrettanto.