Erano attese nel pomeriggio di domenica le parole di Mino Raiola sul caso Donnarumma, ma l’agente del portiere, anziché indire una conferenza stampa aperta a tutti, ha preferito parlare a cinque sole testate giornalistiche, facendo diffondere i contenuti delle dichiarazioni dopo la mezzanotte.
Cosa ne è uscito fuori? Quale è stato il motivo che ha portato alla rottura tra il club rossonero a il diciottenne calciatore? I soldi non c’entrano, ha assicurato Raiola, aggiungendo di non averne mai parlato perché non si era ancora arrivati a quel punto della trattativa, ma tutto si era arenato molto prima.
Ha parlato di ambiente “ostile”, che ha creato pressioni ad un ragazzo di diciotto anni e gli ha portato fretta, poi rivelatasi fatale per ambo le parti. I rapporti con l’amministratore delegato Marco Fassone nono sempre stati ottimi, ha proseguito, ma il problema c’era con il direttore sportivo Max Mirabelli, che difatti, al momento dell’incontro decisivo, non è stato fatto entrare nella sede della società.
Il Milan non si sarebbe comportato affatto bene, dunque, arrivando addirittura alle “minacce di non giocare, di morte, striscioni mai tolti dalla società e un atteggiamento passivo nei suoi confronti”. E ha smentito anche l’ipotesi che ci fossero già accordi con altre squadre di mezzo, ritenendo che è normale avere interesse nei confronti di un portiere che “vincerà non uno, ma più Palloni d’oro”, ma che non ci sia alcuna trattativa già avviata. E sul rischio che Donnarumma perda un anno venendo lasciato in panchina o tribuna ha esclamato: “Per me è mobbing”.
In attesa del comunicato ufficiale del club di Via Aldo Rossi sono arrivate le parole di Marco Fassone sulle pagine del Corriere della Sera. L’ad ha respinto al mittente le accuse, dicendo che hanno avuto due mesi di tempo per pensarci ed era normale imporre una scadenza, visto che il Milan comincia il ritiro il 3 luglio in vista del preliminare di Europa League. Per quella data, dunque, Montella avrebbe dovuto avere già una rosa a disposizione. E poi, ha aggiunto ancora il dirigente rossonero, “come avremmo fatto se ci avessero dato la risposta a metà agosto?”.
Fassone non chiude la porta in faccia, comunque, affermando che, in caso di ripensamenti, “siamo pronti ad abbracciare Gigio”.