Una volta c’era una squadra che dominava in Italia e in Europa. Questa squadra era formata da campioni con la C maiuscola, che si sacrificavano per la causa, che tenevano in mano uno spogliatoio dopo una pesante sconfitta, che,in campo si aiutavano l’uno con l’altro per raggiungere l’unico obiettivo, quello della vittoria. Da pochi anni a questa parte, però, il Milan non c’è più. Dopo gli abbandoni dei vari Nesta, Gattuso, Inzaghi, Ambrosini, preceduti da quelli di Maldini, Cafù, Serginho e altri, la compagine rossonera sta vivendo momenti difficili, anche per una gestione tecnico-societaria molto discutibile. Anche ieri, durante il match contro la Roma, è scesa in campo una formazione scarica e priva di mordente.

L’emblema della serata, forse anche della stagione milanista, è stato il gol del giallorosso Pjanić, certamente bravo nella sua azione personale, ma incontrastato da calciatori, quelli del Milan, che somigliavano a delle belle statuine, impotenti a fermare una classica percussione centrale di un avversario. Una rete che non si subisce nemmeno durante il quadrangolare parrocchiale del 1 maggio. I problemi del Milan, comunque, devono essere suddivisi tra società e terreno di gioco, con delle diatribe che iniziano a creare qualche malumore di troppo. Non è una novità: Adriano Galliani e Clarence Seedorf hanno lo stesso rapporto di un marito italiano con la suocera.

Davanti le telecamere baci e abbracci, dietro le quinte, poi, nemmeno si guardano in faccia. L’AD rossonero, come sanno tutti, anche i ciuffi d’erba di Milanello, vorrebbe alla guida del Milan un certo Filippo Inzaghi, allenatore della Primavera che tanto sta facendo bene. L’ex bomber, però, non è ancora entrato nelle grazie di Silvio e Barbara Berlusconi che, a differenza del navigato dirigente con la cravatta gialla, stimano molto Seedorf (la rosa non è tanto d’accordo), considerato come un mago in grado di risolvere in un batter-baleno tutti i rompicapi della squadra. Dopo l’allontanamento di Massimiliano Allegri, l’olandese ex Botafogo fu scelto immediatamente non per il fisico da roccia e i polpacci alla “Rambo”, ma per la sua filosofia calcistica offensiva che avrebbe portato una ventata di novità nell’ambiente Milan.

Dopo i primi risultati altalenanti, la nuova guida tecnica ha deluso le attese, anche se nell’ultimo periodo le cose non stavano andando male. Durante il match dell’Olimpico, però, contro una squadra più organizzata, si sono palesati i limiti della “banda-Seedorf” con Balotelli svogliato e impegnato a mandare a quel paese prima Taarabt e poi gli opinionisti di Sky, con Montolivo che è il lontano parente di quello ammirato fino allo scorso anno, con un Honda spaesato come il sushi al McDonald’s, con un centrocampo e una difesa distanti tra loro come l’America e l’Europa. La vera grana, tuttavia, è una sola: il cuore rossonero. Quello spirito ormai perduto per strada, forse per la negligenza di un club alla deriva sotto tanti i punti di vista. Dal prossimo giugno, alcuni scommettono che ci sarà un netto cambiamento, ma il Milan deve per prima puntare su gente innamorata dei colori rossoneri e non su elementi che usano la società per lotte intestine tra loro.