Le amichevoli non contano un ca..ro fico secco. Questo lo sappiamo. E nell’impianto tattico avviato da SuperPippo Inzaghi poco influenzeranno due pesanti sconfitte rimediate contro Olympiakos e Manchester City, dove le umiliazioni hanno punzecchiato i rossoneri e i suoi tifosi. Non sappiamo che tipo di mercato attende il Milan d’ora in avanti. E non sappiamo che tipo di stagione regalerà il titolatissimo club. Massacrare Inzaghi in caso di stagione negativa sarebbe quanto di più superficiale possibile. Almeno in partenza. Perché se c’è qualcuno che oggi siede dalla parte del torto è il Milan. Un brand storico, glorioso e vincente che sta facendo scivolare via tutto il proprio prestigio nelle ultime deludenti annate.
IDEE, QUESTE SCONOSCIUTE – Riavvolgiamo brevemente il nastro. Clarence Seedorf era un personaggio conosciuto dalle parti di Milanello. Tutti erano al corrente di pregi e difetti dell’olandese. E tutti possono confermare quanto Seedorf sia stato l’aspirante elemento rivoluzionario del club. Ha accettato una situazione scomoda, da iniziale traghettatore e futuro regista di una svolta. Ha traghettato, e neanche male per le possibilità a propria disposizione, ed è stato lanciato giù dalla nave, senza possibilità di inserire una vera impronta. Al suo posto Pippo Inzaghi (foto Giuseppe Sposito). Non molti passi indietro, ma neanche tanti avanti. Un modello più aziendalista, con spirito di sacrificio e tanti punti interrogativi. Ma è la scelta affannosa che sta caratterizzando il passato recente e il presente rossonero. Nessun condottiero di esperienza, nessuna gavetta alle spalle e nessuna paura (mah) a lanciare personaggi che hanno sì giocato a calcio, ma che non per questo possono rappresentare delle vere certezze su una panchina così gloriosa. Pippo ha accettato, consapevole del rischio che corre sulla propria pelle. Ma tutto questo è la più netta dimostrazione di mediocrità che il Milan, oramai adottato dall’improvvisazione, ha scelto di adottare dalla sua parte.
Seedorf ha più volte espresso la sua infelicità sulla qualità della rosa. Quei giocatori non erano da Milan. E neanche questi, oggi, lo sono. Una compagine così prestigiosa ha bisogno di elementi trainanti e di una nuova strategia che modifichi la linea tracciata dal Milan. L’olandese era pronto a rifondare con calma. Ma non gli è stato permesso. Inzaghi oggi stila regolamenti basilari, ma che non porteranno a nulla se la società non consegnerà nelle sue mani un ventaglio di opportunità vere. Non è stata colpa di Seedorf e non sarà colpa di Inzaghi.
A Milanello corrono le parole e si nascondono i fatti. Oggi il Milan aveva bisogno solo di rifondare. Ma ha rinviato ancora a domani.