A lanciare quella che potrebbe essere eufemisticamente definita come una bomba è stata la Gazzetta dello Sport che dalle pagine dell’edizione andata in edicola questa mattina ha aperto al possibile ritorno di fiamma tra Massimo Moratti e l’Inter. Secondo la rosea l’ex patron nerazzurro starebbe mettendo a punto un piano per riappropriarsi in tempi brevi del club ceduto nell’ottobre 2013, aiutato dall’altro ex Ernesto Pellegrini e da Tronchetti Provera.

Una notizia che ha di fatto spaccato la tifoseria in due blocchi tra quelli che potrebbero essere definiti i romantici morattiani ed i disillusi pro-Thohir. Una frattura che non può non essere etichettata come paradossale visti i nervi tesi che contraddistinsero la gestione nerazzurra di Moratti nei suoi ultimi giorni. Ad oggi sembra assurdo che un lasso di tempo così breve (meno di due anni) sia riuscito a far dimenticare le tragicità dell’ultimo Moratti. Come è possibile che i tifosi abbiano dimenticato le condizioni finanziarie in cui versava la società meneghina, immersa nei debiti ed incapace di portare avanti un progetto a lungo termine? Come è possibile che i tifosi abbiano dimenticato l’incapacità tipicamente morattiana di cacciare chi come Marco Branca ogni anno si rendeva autore di una campagna acquisti inusuale, che anziché rinforzare la squadra, la spingeva sempre più nel baratro? Come è possibile dimenticare i Jonathan ed i Schelotto pagati cinque milioni, il Ricky Alvarez costatone dieci e tanti altri ancora, tutti rivelatisi inutili alla causa nerazzurra?

Ecco dunque che a conti fatti appare inspiegabile come una notizia come questa, seppur ad effetto, abbia potuto creare così tanto scompiglio. Ciò che è certo è che azionariato popolare, Tronchetti Provera e Pellegrini a parte, il ritorno di Moratti all’Inter farebbe comodo solo ai non interisti, milanisti e juventini inclusi. Il ritorno di Moratti significherebbe entrare nel più totale caos, con un nuovo periodo di transizione societaria che provocherebbe inevitabili ripercussioni oltre che nell’assetto dirigenziale anche sull’andamento della prossima stagione che parlando schiettamente non potrà non essere quella della definitiva rinascita, senza se e senza ma. A parte il fatto che, riaffidare l’Inter a chi pur facendola vincere ha rischiato di ammazzarla a suon di spese folli e cecità allarmante sul non operato dei suoi uomini, sarebbe un’offesa alla dignità di Thohir ma soprattutto dei tifosi. Gli interisti non meritano forse di tornare a vincere costruendo il tutto su delle basi finanziarie più solide di quelle passate, puntando a vincere non solo nel breve termine ma anche a distanza di anni?

Appare dunque inevitabile continuare a puntare sulla gestione indonesiana che nonostante una stagione non proprio entusiasmante ha contribuito a far tornare i conti a posto seppur di poco, nonostante debba vedersela con un indecente fair play-finanziario. Non possono essere dei risultati sportivi inaspettati a rimettere in discussione l’operato del magnate indonesiano, anche alla luce del programmato restyling di San Siro e dei conti che finalmente iniziano a piccoli passi a tornare. Ne è un esempio il caso Roma, che nonostante i primi anni della gestione americana non proprio entusiasmanti è riuscita col tempo a creare un solido progetto su cui puntare in ottica futura e che l’ha resa la seconda forza del campionato.

Sia chiaro che quanto scritto non è un attacco a Moratti che nel cuore di tutti i tifosi ha il merito di essere riuscito a far tornare vincente l’Inter, quanto una fredda analisi che mira a far comprendere come il sogno Moratti-bis meriti di restare tale. E poi non è mica opinione diffusa che le minestre riscaldate siano quasi sempre inefficaci?