Sconcertanti sviluppi sulla morte del calciatore camerunense Albert Ebossé Bodjongo. Ricostruiamo brevemente la vicenda. Secondo la versione ufficiale, diramata dal club, dalle autorità locali e dal Ministro dello Sport algerino Mohamed Tahmi, il calciatore 24enne sarebbe morto lo scorso 23 agosto a causa di un trauma cranico provocato dal lancio di un pezzo d’ardesia tagliente proveniente dagli spalti. I tifosi del JS Kabylie, squadra algerina in cui militava Ebossé, formazione tra l’altro di cui era il capocannoniere assoluto, al termine della gara casalinga terminata con una sconfitta per 2 a 1 contro i rivali dell’USM Algeri, si sono lasciati andare ad una reazione a dir poco spropositata lanciando pietre e oggetti di vario tipo in campo ai danni dei calciatori, i quali si sono immediatamente dati alla fuga negli spogliatoi, in cerca di un riparo “sicuro”.

Nei giorni successivi alla triste vicenda tutte la maggiori cariche della FIFA avevano definito intollerabile l’episodio, condannandolo senza mezzi termini. L’apertura di nuove frontiere nel calcio, politica da sempre sostenuta da Joseph Blatter, può come in questi casi divenire molto pericolosa se dietro ad essa non poggia un solido progetto finalizzato a favorire l’educazione del pubblico allo sport in generale. Il campionato algerino infatti è passato al professionismo solamente nel 2010 e in questi primi quasi 5 anni di vita sono stati innumerevoli gli episodi di violenza sugli spalti e in campo. Tifosi accoltellati, invasioni e continui assalti ai pullman delle squadre e ai presidenti costretti a rimanere per ore bloccati come ostaggi all’interno degli stadi nell’attesa che la situazione si sblocchi. Tristi vicende che spesso caratterizzano anche il nostro calcio, italiano ed europeo, ma che vorremmo non si verificassero mai.

La Federcalcio algerina dispose successivamente la sospensione di tutte le partite per il weekend successivo in memoria del calciatore, venne inoltre aperta un’inchiesta da parte del Ministero degli Interni per rintracciare il “presunto” tifoso omicida, venne escluso per 2 anni dal campionato il Kabylie e la Lega in accordo con lo stesso club decise di, oltre a continuare a versare lo stipendio di Ebossé fino alla scadenza del contratto, donare una cifra simbolica pari a 100.000 dollari alla figlia, nata proprio poche ore prima dell’accaduto, e alla famiglia del camurenense.

Qualche settimana dopo però iniziarono a sorgere i primi dubbi sulla morte dello sventurato giocatore. L’ex portiere del Camerun Joseph-Antoine Bell, nonostante la prima autopsia avesse confermato la versione ufficiale data al mondo, dopo aver visto alcune immagini che ritraevano Ebossé uscire dal campo incolume e con le proprie gambe scortato da alcuni agenti, ipotizzò che il calciatore fosse morto negli spogliatoi e non sul campo e chiese prontamente di fare luce sulla vicenda. La famiglia del camerunense ha così chiesto di sottoporre il corpo del defunto ad ulteriori accertamenti e nel frattempo reso noto di non aver mai ricevuto il risarcimento promesso mentre invece la pena inflitta al Kabylie non è mai entrata in vigore, anzi è stata sospesa.

I risultati di questi ultimi esami sono arrivati proprio in questi giorni. Le numerose ferite sul corpo e in particolare sulle spalle del povero calciatore fanno pensare ad una colluttazione e quindi ad un conseguente pestaggio vero e proprio. Come causa del decesso invece è stato confermato lo sfondamento del cranio, ma a quanto pare un oggetto, seppur contundente, non avrebbe mai potuto provocare la morte di Ebossé se non scagliato da distanza ravvicinata. Urge dunque chiarezza e la famiglia ha sottoposto questi ultimi accertamenti alle autorità algerine che per ora non si pronunciano. Negli spogliatoi deve essere successo qualcosa, proprio come sosteneva il connazionale, nonché concittadino, Bell. Che siano stati tifosi, teppisti o guardaspalle del presidente del club, o addirittura le forze dell’ordine che avrebbero dovuto garantire la sicurezza allo stadio, non spetta a noi dirlo. Possiamo solo limitarci ad un appello affinché questa morte non diventi un caso, ma venga svelata la verità, trovato il colpevole e fatta giustizia.