Inutile negarlo, nella doppia emozionante sfida che ha coinvolto Chelsea e Paris Saint Germain ve ne era un’altra, molto più intima ma di certo non meno accesa di quelle scaturite in terra francese prima e sullo Stamford Bridge poi. Alla resa dei conti però, nessuno si può dichiarare vincitore perché Mourinho è uscito dalla Champions col suo Chelsea mentre Zlatan Ibrahimovic è stato cacciato (frettolosamente) dal campo dopo un’entrata decisa quando si era appena oltrepassata la mezz’ora di gioco. I due non si amano, questo si sa. Già dai tempi dell’Inter, quando il mago di Setubal riuscì a conquistare una magnifica e storica Champions proprio nella stagione susseguente dell’addio del fuoriclasse svedese ai colori nerazzurri.
Il tecnico portoghese assaporava già la qualificazione dopo il rosso rifilato a Ibra ma i suoi ragazzi sono stati ripresi per ben due volte in medesime condizioni di gioco, ovvero su due calci d’angolo che di fatto hanno decretato l’eliminazione dei suoi. Ma già prima del gol di Cahill, i blues si sono mostrati abulici e avevano sfiorato il tracollo quando Cavani incredibilmente solo, aveva sfiorato il gol dello 0-1.
Ma bene non è andata ad Ibrahimovic: indiscutibilmente, dal punto di vista dello spirito il PSG esce rinfrancato da quest’ottavo di finale ma non solo per il risultato finale, ma anche per il gioco che ha saputo imporre nonostante l’inferiorità numerica che avrebbe tagliato le gambe a diverse compagini. Lo svedese invece ne esce distrutto perché conscio che l’impresa, l’hanno fatta i suoi compagni senza di lui, noto egocentrico del pallone. Potrebbe essere una mazzata psicologica che certificherebbe nuovamente il pessimo rapporto di Ibra con la Champions, un trofeo mai digerito e mai incredibilmente conquistato.
Per la prossima sfida non ci sarà, e vedremo se il Psg ne trarrà ancora giovamento. Lo scopriremo soltanto tra qualche settimana, di certo oggi c’è che Ibra e Mourinho possono andare a braccetto, raccontandosi a vicenda di aver perso il treno per affermare ancor di più, la propria grandezza.