Una sconfitta che fa riflettere. Dopo l’inatteso stop nel torneo di Montecarlo contro David Ferrer, Rafael Nadal cade anche a Barcellona, sempre nei quarti di finale e ad opera di un connazionale. Questa volta è Nicolas Almagro a prendersi la soddisfazione di battere il numero uno del mondo, contro cui aveva sempre perso nei dieci precedenti.
Davvero strano l’andamento del match, con Rafa che è sembrato in grado di portare facilmente a casa la partita dopo aver demolito l’avversario nella prima frazione (6-2). Il secondo set si è rivelato molto più equilibrato del previsto, entrambi i giocatori hanno tenuto bene il servizio ed il tiebreak è stata la conclusione inevitabile. Anche qui nessun colpo di scena sino al 5-5, quando il maiorchino ha commesso un errore gratuito ed Almagro è stato bravo ad approfittarne nel conseguente set point. A questo punto ci si aspettava la reazione di Nadal, che effettivamente è scappato subito sul 3-1, dando l’impressione di aver ripreso il pieno controllo dell’incontro. Ma, a sorpresa, è stato proprio il re della terra rossa a sciogliersi come neve al sole nella fase più delicata della sfida e a concedere la rimonta all’incredulo Almagro, bravo a chiudere 6-4 sfruttando l’imprevisto calo dell’avversario. Una bella soddisfazione per il bravo tennista di Murcia, che ha così vendicato soprattutto la sconfitta patita nel 2013 proprio nella finale del prestigioso torneo catalano. Senza dimenticare che, a Barcellona, Nadal non perdeva un match dal lontanissimo 2003, ad opera di Alex Corretja.
A questo punto, sarebbe poco serio parlare di inizio del declino per un campione che, non dimentichiamolo, occupa sempre la prima posizione del ranking Atp. Rafa, nella sua luminosa carriera, ha collezionato soprattutto sulla terra rossa una tale quantità di record da far impallidire qualsiasi avversario di ogni epoca. Ma questo è anche il problema attuale di Nadal: con numeri così impressionanti, bastano due sconfitte ravvicinare per parlare di crisi, involuzione, fine di un’epoca. I maligni e gli amanti delle coincidenze parlando di addirittura di “sindrome del 28“: il maiorchino, che compirà 28 anni il 3 giugno, sta entrando in una fase anagrafica della carriera che è stata fatalmente significativa per campioni del calibro di Sampras e Federer, solo per citarne alcuni. Da parte nostra, ci limitiamo ad osservare che è troppo presto per capire se si tratta di una parentesi di temporanea difficoltà, o dei primi sintomi di qualcosa di più importante. Nadal è il termine di riferimento assoluto sulla terra rossa e siamo certi che, almeno su questa superficie, continuerà a dettar legge per molto tempo ancora. Sopratutto se saprà scrollarsi di dosso le ansie e le legittime preoccupazioni per qualche battuta d’arresto imprevista, nel contesto di una carriera che rimarrà sempre e comunque fantascientifica.