Quella di M’Baye Niang con la maglia del Milan è un po’ la storia personificata degli ultimi tre anni dei rossoneri, fatta di bassi piuttosto che di alti e di scelte che rappresentano grandi speranze prima, ma che si perdono nell’anonimato poi. Lui, l’attaccante francese classe ’94, il futuro Henry, così come venne presentato da alcuni inguaribili ottimisti al suo arrivo in rossonero nell’estate del 2012, rappresenta la costante illusione di un possibile rilancio di inizio stagione, il desiderio di tornare ad essere grandi quando la realtà racconta una versione diversa, quella che emerge dalle insidie e dai deludenti risultati del campo.
E così, seguendo esattamente la stessa parabola del club di cui è il calciatore, Niang, sotto la guida di Allegri, parte a rilento nella prima parte della stagione 2012, risalendo la corrente nel girone di ritorno e formando, insieme con El Shaarawy e Balotelli, il tridente delle “tre creste”, una delle illusioni più accecanti del Milan degli ultimi tre anni. La sua squadra centrerà l’obiettivo minimo stagionale del terzo posto in classifica, ma le aspirazioni di grandezza dell’ex-Caen si fermeranno proprio su quel palo della porta del Camp Nou, limite ultimo tra sé, i rossoneri e una grande d’Europa come il Barcellona di Messi.
Dalla stagione successiva, tra involuzioni e confusioni, la parabola di Niang e del Milan segue ancora la stessa linea discendente, semmai solo più frastagliata: l’uno gioca poco senza incantare né segnare, mentre la sua squadra cambia allenatori e diversi giocatori, ma senza convincere ed ottenere alcun risultato significativo.
Oggi, esattamente come un anno fa, quando il giovane attaccante si trasferì in prestito al Montpellier, viene momentaneamente scaricato ad un altro club, il Genoa, dichiarando da subito di voler tornare in campo per segnare, così come il Milan, in crisi di punti e risultati, vorrebbe ricominciare a giocare a calcio e a vincere. Insomma, fuori da ogni possibile teorema, Niang sta al Milan come il Milan sta a Niang: ma chi per primo riuscirà a risalire la china?