Nibali nuovo Pirata, Nibali nel segno di Pantani, Nibali sulle orme di Pantani e Gimondi, Vincenzo Nibali come Marco Pantani. L’Italia e i media si ricordano del ciclismo, quando vince. I titoloni si rincorrono, il giallo del messinese oscura tutte le preoccupazioni del movimento nazionale delle due ruote a pedali, i paragoni si sprecano. Quello più frequente accosta Nibali a Marco Pantani. Quanto è giusto dire e scrivere che Nibali è come Pantani? I paragoni sono per loro stessa natura delle menzogne.

Marco Pantani detto il Pirata, classe 1970, da Cesenatico. Vincenzo Nibali detto lo Squalo, classe 1984, da Messina. Due uomini, due ciclisti venuti dal mare per esaltare il popolo del ciclismo sulle cime del mondo. C’è un grande merito che li accomuna ovvero l’aver riportato il grande pubblico sulle frequenze delle due ruote a pedali, uno sport che fino a qualche decennio fa era il più seguito anche in Italia. Due soprannomi che profumano di salsedine per due atleti, due ragazzi dagli occhi scuri e pieni di carattere, occhi colmi di sogni a due ruote, due ragazzi introversi che in sella riescono ad esprimere tutta la loro fame di gioia. Due atleti generosi, irriverenti, istintivi ma anche empatici, due atleti sensibili al loro pubblico, due atleti che nel sangue hanno il ciclismo leggendario, arcaico, passionale e senza regole.

Nonostante questo paragonare Nibali a Pantani significa comparare due generazioni, due ere del ciclismo completamente diverse, comparare due uomini e due atleti, due esistenze troppo differenti. Marco Pantani era uno scalatore puro, Nibali è un passista-scalatore. Marco sulle salite più ripide era leggero come una gazzella, sempre bellissimo nella sua posizione in bici, in piedi sui pedali, armonioso. Diverso lo stile di Nibali che procede per lo più in sella e con progressioni regolari, anche se i suoi spunti sono molto più fantasiosi e spregiudicati di quelli di molti suoi colleghi. La carriera di Pantani è stata periodicamente interrotta da gravi incidenti, durante l’unico periodo continuativo ha vinto il Giro d’Italia ed il Tour de France dello stesso anno. Era il 1998 e il Tour proprio non era previsto, fu la morte di Luciano Pezzi a portarlo sulle strade di Francia per onorare la promessa ad uno dei pochi che aveva creduto in lui quando era ancora con le stampelle.

Di differenze fra quel Tour del 1998 e quello che oggi sta dominando Nibali ce ne sono tante. Tralasciando il gap generazionale, tralasciando lo sport senza regoledi quegli anni, tralasciando che la Mercatone Uno era una squadra paragonabile alle attuali professional molto diversa dallo squadrone Astana, c’è da dire che Marco quel Tour non lo aveva preparato e partì in sordina, accumulando un notevole svantaggio durante la prima settimana, correndo in coda al gruppo. Molto diverso da Nibali che è sempre stato nelle prime posizioni della classifica ed ha vestito la Maglia Gialla già al termine della seconda tappa.

Tocca dire, infine, che Marco come uomo e come atleta non ha mai solcato strade serene. Nibali ha una moglie ed una figlia che lo aspettano, qualsiasi sconfitta non sarà mai letale perché le vere gioie della vita sono a casa. Purtroppo, a Pantani, questo è mancato.