Dalle stelle alle stalle. Proprio così, dalla qualificazione all’Europa League ad una retrocessione ormai quasi annunciata, per un declino troppo repentino da sembrare vero. Nel mezzo poi tanta confusione, una dirigenza, la precedente, che si è progressivamente disinnamorata del proprio club, una squadra abbandonata a se stessa e in balia dei debiti ed ora una nuova società che crede di potersi salvare attraverso l’auto-promozione. Presidenti non ci si improvvisa, Ferrero non lasciatevi ingannare, è più capace di quello che sembra.
Ghirardi in fondo tra alti e bassi è stato un buon presidente. Ha prelevato il Parma nel gennaio del 2007 calandosi immediatamente in una realtà difficile. Fuori Pioli, dentro Ranieri e salvezza raggiunta. La stagione successiva però arriva purtroppo la retrocessione in B, causata soprattutto da una campagna acquisti, la prima per l’imprenditore bresciano, piuttosto fallimentare (Reginaldo, Morrone, Corradi, Falcone e Zenoni). Il presidente tuttavia non demorde e dopo un solo anno torna nella massima serie, allestendo a mano a mano una squadra sempre più competitiva fino ad arrivare al sesto posto della scorsa stagione e alla licenza Uefa negata a causa di un ritardo nei pagamenti IRPEF. Questa volta però è davvero troppo per ripartire, un’umiliazione cocente, un traguardo conquistato sul campo ma negato dall’alto. Il presidente dunque, il 30 maggio 2014, annuncia le proprie dimissioni, poi ritirate dopo qualche mese, lasciando il club in una situazione alquanto precaria. Una campagna acquisti praticamente inesistente, una squadra lasciata in balìa del caso che nemmeno il timoniere di turno (Roberto Donadoni) riesce a riportare a galla. A tutte queste difficoltà si sommano i problemi fisici di Paletta e di Biabiany (ancora out a tempo indefinito), la cessione di Amauri e il fantasma di Belfodil per una squadra senza un gioco e senza un’identità, distratta e imbarazzante. Per oltre 6 mesi si è andati avanti per pura inerzia e con due certezze: i pochi punti in classifica (ora 9, 10 escludendo la penalizzazione) e il bisogno impellente di una svolta.
L’8 dicembre Tommaso Ghirardi annuncia la cessione del club. Ci siamo, ecco che arriva finalmente la tanto attesa svolta. Eppure sembra di no visto che ad oggi non siamo ancora in grado di capire da chi sia formata la nuova dirigenza. Tanti nomi, tanta confusione, e una presenza ingombrante che aleggia come un’ombra sul club, quella di Rezart Taçi. Si è parlato di una cordata russo-cipriota ma non è stato rivelato il nome degli azionisti. Subito però è uscito con prepotenza il nome del noto imprenditore albanese, il Petroliere, ma in Emilia continuano a negare fermamente un suo ingresso in società. Inoltre il presidente pro tempore doveva essere l’avvocato Fabio Giordani, il mediatore dell’estenuante trattativa che ha portato alla nuova proprietà, e invece pochi giorni fa è stato nominato, anche in qualità di amministratore delegato, il 29enne Ermir Kodra, guarda caso braccio destro proprio di Taçi, che si sarebbe accollato la bellezza di oltre 60 milioni di euro di debiti. La restante struttura societaria resta tuttora da definire, anche la posizione del ds Pietro Leonardi non sembra affatto salda. Probabilmente Kodra potrebbe servire solamente a ritardare di qualche mese la discesa in campo dell’Innominato, il proprietario della Taçi Oil, da anni alla ricerca di un pass per l’entrata nel calcio che conta.
La squadra ovviamente ne sta risentendo, non è serena, ieri Cassano ha anche messo in mora il club in virtù dei numerosi stipendi arretrati ma la nuova proprietà ha prontamente smentito. La cosa preoccupante è che però non sembra esserci un progetto serio in grado di poter condurre alla salvezza i crociati. Continuiamo a non sapere infatti chi è che mette mano al portafoglio, o per dirlo in maniera spicciola, chi è che caccia i soldi, e di conseguenza anche il mercato risulta avvolto nel mistero. Tanti nomi che rimbalzano e si susseguono, alcuni davvero improbabili, uno su tutti Balotelli, sparati solo per un meccanismo di pubblicità e auto-promozione, come se si trattasse di un’azienda o di una multinazionale da promuovere. Sono arrivati comunque Cristian Rodríguez e Silvestre Varela, giocatori esperti e di caratura internazionale, ma tendenzialmente a fine carriera e con pochi stimoli, i quali dovranno calarsi in una realtà difficile e problematica come Parma ed impiegare il minor tempo possibile ad adattarsi al calcio italiano. È davvero questa la strada giusta in grado di garantire a Donadoni e i suoi uomini la permanenza in Serie A? Difficile dirlo ma gli emiliani avrebbero bisogno di altro, di giocatori già pronti, con la voglia di lottare e tirare fuori gli attributi in vista di una salvezza che per ora resta solo un miraggio.