Si salutano in tribunale, Luciano Moggi e Massimo Moratti, come due vecchi conoscenti, che forse amici non lo sono stati mai, che hanno fatto parte per tanto tempo dello stesso ambiente. Come due vecchi compagni di scuola che son sempre stati in competizione e si son sempre sopportati molto poco, ma ricordano l’appartenenza alla stessa classe.
Arriva la stretta di mano tra i due, in un rapporto umano che diversamente avrebbe potuto prevedere un saluto diverso o la mancanza assoluta di saluto. Ed è giusto così. Poi Moggi su Twitter si lascia andare ad una risposta piccata a chi gli chiedeva come mai avesse stretto la mano a quello che col tempo sembra aver impersonificato il nemico per quanto successo nell’Estate caldissima di Calciopoli. “Ho subito lavato la mano”, sentenzia l’ex direttore generale della Juventus. Facendo venire meno, quasi all’improvviso ma in silenzio, quanto avremmo potuto costruire su un clima finalmente più disteso.
Rischia di cadere intanto anche l’intero impianto accusatorio negli ultimi giorni. Già il rinvio a giudizio a De Cillis, testimone chiave nelle accuse che hanno portato alla condanna di Luciano Moggi. De Cillis era il tabaccaio che avrebbe venduto le schede svizzere a Moggi, ma adesso è accusato di falsa testimonianza e il rinvio a giudizio costituisce per la difesa un tassello importante per smontare un castello che sembra sempre più avere fondamenta deboli.
Un castello che viene minato alle fondamenta anche dalle deposizioni di ieri di Massimo Moratti e Gennaro Mazzei. Il primo ha dichiarato come fosse un’abitudine parlare con gli arbitri, nel pre e nel post partita. Che poi sarebbe quella stessa accusa, etica più che giudiziaria, che è stata per anni rinfacciata a Moggi e alla Juventus dell’epoca. Gennaro Mazzei, vice designatore di Pairetto e Bergamo, ricorda come ai tempi ci fossero state pressioni di Facchetti per avere “il numero 1”, vale a dire Collina. Imbarazzo per Moratti quando prova a spiegare come Bergamo scherzasse con Facchetti nelle telefonate. “Erano una presa in giro”, ricorda Moratti. E sicuri che non sia finita?