Amore viscerale per il calcio: tale padre tale figlio.
Rivera, Skoglund, Suarez, Gento, Best, Nordhal e Schiaffino. Racconti di fenomeni in bianco e nero. Guardi tuo padre, i suoi occhi ritornano a quando aveva la tua età, quando la radio non era nient’altro che l’input per far scatenare la fantasia di milioni di radioascoltatori. Prova felicità nel condividere con te le storie del gioco più emozionante del pianeta. Seduti uno fianco all’altro in attesa che la pay-tv trasmetta il prossimo match. Già, dalla radio alla pay-tv in Hd: più veloci di una discesa di Garrincha. Padre e figlio che guardano insieme una partita, somiglia tanto ad un momento sacro. Generazioni con occhi diversi che osservano nella stessa direzione: custodiamo gelosamente questi momenti.
Da quando si tira i primi calci al pallone ogni papà sogna di avere un piccolo Diego tra le mura di casa. Non è così, non sarà mai così. Quindi niente imposizioni o forzature per vederti diventare il migliore. E’ un po’ come ribellarsi alla Natura. Il talento, se è in serbo, ha i suoi tempi e soltanto il bambino sa quando arriva la primavera per farlo fiorire.
In tutti questi anni ha seguito ogni tua partita, anche se le tue capacità distano anni luce dai suoi miti. Si è emozionato con te e per te, ha gioito dopo un goal come fece davanti alla radio quando Altafini segnò il 2-1 a Wembley nel 1963. A te basta vederlo che c’è quando scendi in campo, sia che tu lo faccia in uno stadio gremito sia un infimo rettangolo di periferia. Le emozioni non hanno categoria. La simbiosi che si instaura tra padre e figlio nel calcio è come una magica e impossibile traiettoria del pallone che scavalca qualsiasi barriera, è una traiettoria talvolta invisibile anche alle mamme.
Ritorni esausto dalla partita. Una brutta sconfitta e una pessima prestazione. Tuo padre in gradinata non si sarà sicuramente divertito. Apri la porta di casa: è lì sul divano, in pole position pronto a vedere l’anticipo di Serie A con te. Dopo pochi minuti il centravanti si mangia un gol pazzesco.
“Non ci sono più i goleador di una volta!” borbotta.
E allora ricomincia: Kempes, Eusebio, Nordhal, Boninsegna, Riva, la radio e la tv in bianco e nero.
Sorridi e speri che tutto questo si ripeta all’infinito.