Chievo-Cesena 2-1. Un amico non ha potuto seguire in diretta le partite della domenica e al fantacalcio ha schierato Paloschi e Maxi Lopez del Chievo. È convinto di aver segnato almeno un gol, ma poi controlla il tabellino della partita e rimane stupito: doppietta di Sergio Pellissier. “Ma perchè, gioca ancora?“.
Questa domanda, simpaticamente ingenua ma sincera, sintetizza benissimo quello che è accaduto all’attaccante valdostano nell’ultimo periodo della sua vita sportiva. Dopo una bella carriera ricca di reti (ben 139 in gare ufficiali) e soddisfazioni, su tutte la convocazione in Nazionale nel 2009 bagnata dalla gioia del gol in un’amichevole contro l’Irlanda del Nord, due anni fa il suo nome compare tra gli indagati dell’infamante inchiesta sul calcioscommesse. Da quel momento in poi, il rendimento di Pellissier subisce un brusco e prevedibile calo. Il feeling con l’area di rigore sembra essersi smarrito (una sola rete nel campionato 2013-2014), poi arrivano le incomprensioni con Eugenio Corini che lo relega spesso in panchina. Per la storia calcistica del centravanti clivense, che in passato ha vestito anche le maglie di Torino, Varese e Spal, sembra esser giunto il momento dei titoli di coda. Ma Sergio non è tipo che molla facilmente e continua a lavorare sodo a dispetto dei suoi 35 anni, in barba ai tanti esperti di calcio che lo danno già per finito. La svolta arriva un paio di settimane fa, quando Rolando Maran sostituisce Corini sulla panchina dei mussi volanti, in crisi di gioco e risultati. Pellissier esce dall’isolamento, torna a sentirsi protagonista e, durante l’intervallo della gara interna contro il Cesena, il nuovo tecnico del Chievo Verona decide di affidarsi a lui per provare a sbloccare un match tanto arcigno quanto fondamentale per la salvezza. Il resto è storia recente: una doppietta d’autore, l’urlo liberatorio e tanti sassolini da togliersi nei confronti di chi non credeva più in lui. Per un giocatore che è stato capace di rifilare tre reti in una sola partita a Gianluigi Buffon, la fine non poteva certo essere così ingloriosa.
“Non sono ancora un pensionato – ha detto con orgoglio a fine partita -. Ho sofferto tanto in questi anni, ma adesso voglio dimostrare di poter giocare ed essere protagonista ancora a lungo“. Complimenti Sergio, e in bocca al lupo per il prosieguo della tua carriera. Il calcio italiano non può ancora fare a meno di nonnetti terribili come te, Totti e Di Natale.