Tranquilli, il Pallone d’Oro lo vincerà Manuel Neuer, e lo scriviamo da tempo. Più o meno da questa estate. Dopo la partita della Germania contro l’Algeria, di fatto la più sofferta della cavalcata dei campioni del mondo, scrivemmo che con un portiere così si gioca in 12.
Uscite, chiusure, lettura perfetta delle situazioni di gioco ad alto rischio, parate sensazionali fanno di Neuer uno dei portieri più forti di tutti i tempi. Questo tipo di classifiche sono sempre molto rischiose. Primo perché in pochi, tra quelli che ci leggono, hanno visto giocare Lev Yashin (o Jašin) o il mitico Ricardo Zamora, portieri leggendari. E in quanto tali più noti per le loro gesta che non per le loro parate.
Qualcuno si ricorderà di Banks, grande portiere dell’Inghilterra del 1966, noto per aver effettuato “la parata più bella della storia dei Mondiali” e altri di Dino Zoff, sicuramente uno da top ten, anche oggi. E poi ci sono tutti gli altri italiani, Zenga e Buffon su tutti. Gigi, l’unico ad andarci veramente vicino a questo premio, nel 2006, quando fu beffato dal suo amico Cannavaro. E che dire di Casillas, portiere eccezionale e decisivo in gran parte dei titoli vinti, nonostante un finale di carriera non proprio memorabile.
Ma Neuer aggiunge qualcosa al ruolo stesso del portiere. È uno di quei giocatori che cambiano la storia di un ruolo. Come il suo illustre predecessore, Sammer, ultimo calciatore tedesco a sollevare il Pallone d’oro, che cambiò la concezione del ruolo di libero: non più penultimo baluardo difensivo, ma uomo a tutto campo, mente e cuore della squadra. Era più forte di Franco Baresi nel suo ruolo? Più vincente? Certo che no. Ma fu una rivoluzione, la sua.
Qualche ora fa la Fifa ha comunicato i nomi dei tre finalisti. Chi si aspettava una volata bavarese è rimasto deluso. Niente da fare per Robben e Muller, entrambi artefici di una stagione strepitosa. In compenso ci sono loro, sempre loro: Leo Messi e Cristiano Ronaldo. Ma non c’è gara. Messi non ha disputato certamente la sua stagione migliore. Non ha vinto nulla, è stato a lungo infortunato ed ha bucato clamorosamente la finale perdendo l’eterno confronto con Diego Armando Maradona.
Il mio omonimo è stato un mostro di continuità. Ha messo la sua firma (su rigore) in una finale di Champions che fino al 93′ si stava festeggiando in un’altra fontana di Madrid ma ha deluso, e parecchio, ai Mondiali, salvo poi riprendersi in questo incredibile inizio di stagione da 16 vittorie consecutive. Molte delle quali portano il suo nome e la sua esultanza, quella che Ancelotti ha imparato a imitare. Ma Neuer ha scritto un’altra storia. È uno di quei giocatori che fa venire voglia ai bambini di mettersi a difendere una porta. Non è poco, per un ruolo troppo spesso bistrattato. Per questo vincerà.
Last but not least, una riflessione. Come Messi e Ronaldo non mi risulta che Neuer abbia tutuaggi, almeno non visibili. In un’epoca in cui si tatuano anche i calciatori di periferia non mi sembra un particolare da sottovalutare. Chissà se la Fifa non inserisca anche questo criterio tra quelli di scelta. Ad oggi mi risulta che solo Andriy Shevchenko e Fabio Cannavaro siano palloni d’oro “tatuati”. Ma è un particolare effimero, tutto da verificare (anzi, vi invito a farlo). L’unico dubbio ora è: chi lo vestirà, e come. Dopo i pois di Messi e il nero lucido di Cristiano, come affronterà la gara del look il gigante tedesco?