Armando Izzo: radici napoletane scritte tra nome e cognome, un legame saldo con la sua terra pari alla voglia di abbandonarla, alla ricerca di affermazione e tranquillità passata per le giovanili del Napoli, vissuta tra il Nord-Est e l’Irpinia (Trieste e Avellino). Domenica pomeriggio il 22enne cresciuto nell’Arci di Scampia, approdato al Genoa in estate dopo un ottimo biennio tra Lega Pro e serie B ad Avellino, ha dato un calcio al passato superando Samir Handanovic, estremo difensore dell’Inter che fino a pochi anni fa ammirava solo in televisione.
Una rete che poco è valsa ai liguri, subito ribattuta dal centro di Vidic per il definitivo 31 nerazzurro. Un centro che per il giovane Armando vuol dire tanto, come la dedica subito realizzata: una corsa verso il centro del campo, con lo sguardo in cielo e gli occhi lucidi, per papà Vincenzo, venuto a mancare troppo presto, quando lui aveva solo 10 anni, e poi agli altri affetti, a sua moglie (madre di sua figlia di 4 anni), alla mamma-che ha cresciuto quattro figli-e al procuratore Paolo Palermo, “un secondo padre per me” spiega Armando. Colui che gli regalò la sua auto alla ventesima presenza in C a Trieste, perchè Armando è uno che vive di sfide, e di fronte alla prima esperienza lontano da casa, a 19 anni, si impose alla ribalta nazionale.
Duro e ruvido in campo, come la sua storia fuori: Izzo oggi ha la stessa umiltà che possedeva nel 2011, quando Mazzarri lo chiamò in ritiro con il Napoli dei “grandi” e lui si presentò senza scarpe da ginnastica in ritiro perché non aveva i soldi necessari per comprarle. L’allenatore di Livorno intervenne di tasca sua, e lui ripagò dando il triplo sul campo. Quell’impegno che l’ha portato alla prima gioia. Con dedica speciale. In attesa di ripetersi e superare nuove sfide.
A cura di Luca Guerra (Twitter: @GuerraLuca88)