Istrionico, preparato, mai scontato. Pierluigi Pardo, commentatore televisivo di ventennale esperienza oggi a Mediaset, dove conduce il fortunato contenitore calcistico Tiki Taka, un “cult” della tv sportiva italiana, si è raccontato ai microfoni di Blog di Sport in occasione della consegna del “Premio Mediterraneo 2014” a Evaristo Beccalossi, avvenuta ieri sera ad Andria, provincia di Bari:
Pierluigi Pardo, sei squadre italiane su sei ancora in Europa: solo la Roma è stata “retrocessa”, come già il Napoli in avvio di stagione. Un dato quantomeno in miglioramento?
“Fino a che non saremo in grado di pensare di poter vincere la Champions, dobbiamo almeno giocare l’Europa League in maniera dignitosa. Già quest’anno le squadre partecipanti hanno cominciato ad affrontarla in maniera ottimale: aver capito che siamo diventati più scarsi rispetto a qualche anno fa è il primo passo per ricominciare a vincere. Secondo me la Juve può battere il Borussia Dortmund ed è una squadra con le giuste qualità per portarsi avanti nella competizione, anche se non credo che abbia la forza per vincerla. Per quanto riguarda l’Europa League, secondo me le squadre italiane hanno tante possibilità, ma devono crederci. Eravamo quasi diventati snob a un certo punto, sicuri di dover vincere solo perché italiani. Deve migliorare anche l’aspetto del business: il calcio è poesia, ma non può prescindere da questi dati. Merchandising, stadi di proprietà, marketing, diritti televisivi: dobbiamo lavorare su diversi fattori”.
Roma, Inter, forse anche il Parma: sempre più soldi stranieri nel calcio italiano.
“Sono storie molto diverse: Roma e Inter avevano qualche piccolo problemino economico, poi chiaramente sono arrivati grandi capitali esteri e le hanno comprate. Abbiamo dei marchi ancora appetibili per gli altri mercati e per le straniere. Non è un dramma: mezzo campionato inglese ha proprietà straniere. Mi preoccupano più che altro i fatturati: guardiamo i livelli economici di Real Madrid, Barcellona e Bayern Monaco. Possono permettersi stipendi diversi dai nostri. Quanto ai talenti, da noi sono in calo ma nelle grandi scuole calcistiche sono fattori ciclici. In Italia torneranno grandi talenti indigeni: di certo, però, sul livello complessivo del campionato influiscono anche gli stranieri che ci puoi portare.
Il calcio offre anche storie affascinanti: abbiamo visto quest’anno D’Agostino e Amelia, passati dalla serie A ai dilettanti, sebbene il primo sia poi tornato in Lega Pro.
“Sono storie romantiche, che certamente hanno le loro fondamenta in una volontà di vivere il calcio a 360 gradi. Io penso che ogni persona fa le sue scelte. Vanno rispettate per questo: c’è del romanticismo che va oltre le basi economiche. Il calciatore deve sentirsi fortunato, deve divertirsi, altrimenti tutto rischia di diventare ripetitivo o noioso nella vita, anche il lavoro del telecronista che per me è il più bello del mondo”.
Appunto, ci racconti come è iniziata la tua avventura nel giornalismo sportivo?
“Tutto ha avuto il via nell’estate del 1996: ero in Inghilterra per l’Erasmus, e durante Inghilterra-Scozia ho registrato una cronaca in videocassetta e l’ho inviata a Tele+. Di lì l’hanno ascoltata, gli sono piaciuto e mi hanno preso. Dopo Tele+ sono passato a Stream, poi a Sky e oggi sono a Mediaset”.
Una storia affascinante è quella del Bari, vissuta a 50 chilometri da Andria: tu conosci bene anche il presidente Paparesta. Quanto mancano grandi piazze come Bari e Bologna a questa serie A?
“Il Bari manca tantissimo alla serie A, così come il Bologna. Le grandi città sono un patrimonio della massima serie: ne giova tutto il movimento, si vendono più biglietti e si genera più entusiasmo. Ciò che è successo l’anno scorso a Bari ha avuto del clamoroso: quest’anno purtroppo ci sta mettendo un po’ a ingranare, come il cambio di allenatore ha confermato. Ci sono grandi aspettative ma anche qualche lacuna: conosco Paparesta e mi sembra abbia un progetto sano, di prospettiva. La serie B però è un campionato difficilissimo, lunghissimo, con questi maxi-playoff. Vincerlo non è assolutamente facile”.
Ultima battuta sul campionato: un punto solo separa Roma e Juventus. Chi avrà la meglio?
“È molto complicato come pronostico: fanno entrambe un bel calcio, sebben diverso, con la Roma più “bella” da vedere e la Juventus dotata di maggiore cattiveria agonistica. Molto dipenderà anche dal loro percorso in coppa: dopo tre affermazioni di fila la Juventus potrebbe puntare alla Champions, e la Roma potrebbe approfittare di questo, con tutto il rispetto per l’Europa League. Di certo sarà un duello bello fino alla fine anche nella sua asperità e con le sue code polemiche”.
(Twitter: @GuerraLuca88)