Quando Antonio Conte, nel post-partita della gara di Europa League vinta contro il Lione, parlava dei cosiddetti “gufi”, si riferiva a quelle persone di nazionalità italiana che tifano una squadra straniera quando quest’ultima gioca contro la sua Juventus. Un pensiero che ha fatto storcere il naso a qualcuno, forse perché ignaro della difficile situazione che sta attraversando il nostro calcio. Le dichiarazioni del tecnico bianconero, infatti, hanno voluto mettere in guardia chi, ancora una volta, disconosce la questione ranking europeo. L’Italia, dopo i quarti di finale di Europa League, è stata sorpassata dal Portogallo, bravo ad approfittare dei pessimi risultati del calcio “nostrano” al di fuori dei propri confini e di risucchiare punti su punti.
In questo momento, dalla stagione 2015, i lusitani sarebbero al quarto posto grazie ai 51,466 punti contro i nostri 51,344. Perché tutto questo? Semplice, a fine stagione le compagini italiane non potranno più fare affidamento sul coefficiente maturato nella stagione 2009/10, quello del trionfo dell’Inter in Champions League per intenderci. L’Italia, dunque, si vedrà sottratta 15,428 punti, mentre il Portogallo ne perderà solo 10,000. Si spiega così l’avvicendamento tra le due nazioni, anche se c’è tempo per rimediare. La vittoria della Juventus sul Benfica, con il conseguente passaggio del turno in finale della vecchia Coppa Uefa, però, metterebbe nuovamente le cose a posto con il ranking tricolore che, almeno per un po’ di tempo, conoscerebbe l’onta della tranquillità.
Nessuno spazio, quindi, per qualsiasi calcolo: la situazione coefficiente per il calcio tricolore è difficile.
Qualcuno, però, non la pensa così, anzi se ne frega bellamente di tale grana. E’ il caso del giornalista del Corriere della Sera, Luca Valdiserri che, ai microfoni di una radio romana, ha ammesso pubblicamente di non voler fare il tifo per la Juventus in Europa. Una presa di posizione alquanto discutibile che fa capire, candidamente, le dichiarazioni di Antonio Conte, destinate a quella fetta di persone italiane, almeno sulla carta d’identità, che evidentemente non vogliono il bene del nostro calcio. C’è il rischio di tornare indietro nel tempo, agli inizi degli anni ’80, dove il calcio di casa nostra, eccetto il trionfo mondiale spagnolo del 1982, collezionava magre figure in giro per il continente posizionandosi al 5° posto del ranking Uefa. Adesso, dopo 30 anni, la situazione è simile ad allora, ma, chissà, a qualcheduno sta bene così. In fondo, meglio guerreggiare tra le nostra mura domestiche, con polemiche create ad arte, che essere uniti fuori dal seminato.