“Voglio far passare le elezioni perché è da sciacalli buttarsi su quello che è successo quando c’è un ragazzo che sta male. Non mi interessa prendere voti in questo modo. Se qualcuno lo vuol fare, lo faccia. Io non ci sto. Lascio passare le elezioni, lascio finire il campionato e poi, tra luglio e agosto, pensiamo a come restituire il calcio alle famiglie. Sabato abbiamo visto lo stadio come il luogo dell’ impunità, la cosa più sconvolgente è stato vedere i giocatori che andavano a parlare con i capi delle tifoserie. Comporterà la rottura con certi ambienti delle tifoserie organizzate? Vorrà dire che romperemo.”
Le parole del Presidente del Consiglio Matteo Renzi, a mente fredda dopo i fatti di sabato, sono piene di rammarico e sofferenza. Inutile nasconderlo: le istituzioni hanno perso. Non perché ci siano stati disordini, ma perché non si è potuto/voluto/riuscito a impedire che il panico e la scelleratezza prendesse il sopravvento. Un’intera nazione ferma a guardare. Servono misure drastiche, l’Inghilterra è l’esempio da seguire. Non c’è dubbio.
Meno riflessive e più dure le parole di Angelino Alfano: “Lo Stato c’è, è forte e non fa trattative con le curve. Nello stadio la tensione è scoppiata per fatti verificatisi a tre-quattro chilometri dallo stadio. Perciò il capitano del Napoli Hamsik è andato a dire alla Curva non ‘datemi il permesso di giocare’, ma che il tifoso napoletano non era stato ferito in un contesto collegato a faide tra tifoserie. La partita si è giocata perché l’ordine pubblico era garantito dentro e fuori lo stadio.”