Un epilogo annunciato
Era nell’aria è vero ma l’esonero di Walter Mazzarri è arrivato nel momento più inaspettato, durante la sosta per le Nazionali e alla vigilia di un anonimo derby di medio-alta classifica. Forse però nel più opportuno, è come se Thohir avesse voluto aspettare che i toni si smorzassero e le critiche, giunte purtroppo ad un apice finora mai raggiunto, si affievolissero un poco per prendere la soluzione più adeguata. Probabilmente si era davvero giunti ad un punto di non ritorno e come ha annunciato poco fa Massimo Moratti si è trattato di “una scelta necessaria“. Il tecnico degli alti e bassi, delle scuse più spudorate e ricercate, lascia un ambiente che non ha mai saputo conquistare, basta pensare che in molti avrebbero preferito la conferma del giovane mattatore dell’invincibile Juventus Andrea Stramaccioni. Un amore mai sbocciato concluso da un epilogo annunciato. Se fino ad un mese fa però la squadra aveva sempre dimostrato sul campo di seguirlo e di stare dalla sua parte, ultimamente il povero Walter era rimasto davvero solo, avvolto dalle perenni nebbie milanesi interrotte solamente da fischi assordanti, e se anche Icardi, nel pareggio di domenica sera contro il Verona, ha qualcosa da ridire significa davvero che è giunta la tua ora.

Il primo Mancio nerazzurro
Torna Roberto Mancini, uno di casa. Sulla panchina nerazzurra dal 2004 al 2008, alla storia come il tecnico che seppe riconquistare un trofeo dopo la Coppa Uefa 1998 grazie alla vittoria della Coppa Italia 2004-2005. Poi la triste vicenda nota come Calciopoli spianò la strada al tecnico di Jesi, il quale, dopo lo scudetto di cartone del 2006, riuscì a conquistare sul campo le Serie A 2007 e 2008, oltre ad un’altra Coppa Italia e 2 Supercoppe. Pochi però ricordano che quell’avventura di certo non terminò senza polemiche. Dapprima le annunciate e poi ritirate dimissioni al termine della gara contro il Liverpool che costò l’ennesima eliminazione dall’Europa all’Inter, poi un Campionato portato a casa soltanto all’ultima giornata tra mille difficoltà e sofferenze, e la finale di Coppa Italia persa con la Roma, per un crescendo di tensioni culminato nelle infelici dichiarazioni del patron Moratti su presunti rapporti di Mancini con alcuni pregiudicati, poi però terminato con una liquidazione faraonica.

Il grande ritorno
Se a Milano nel frattempo José Mourinho conduceva la squadra alla vittoria di uno storico Triplete, il Mancio intraprendeva la sua nuova avventura in Inghilterra al Manchester City, dove tra risultati altalenanti riuscirà a vincere una F.A. Cup e una Premier League (2012). A seguire un altro esonero e l’esperienza in Turchia, che i tifosi juventini ricordano molto bene. Ora Roberto Mancini è stato richiamato per dare un’identità ad una squadra che deve avere obiettivi importanti, forte di una nuova proprietà decisa a tornare ad alti livelli il prima possibile. I tifosi senza dubbio vedono di buon occhio questo ritorno, chiunque probabilmente sarebbe stato accolto con favore al posto dell’incompreso tecnico livornese. Alcuni però storcono il naso, sono a conoscenza del fatto che le minestre riscaldate di solito non portano grandi risultati, e probabilmente avrebbero preferito un volto nuovo, magari giovane ma dalle idee chiare (Mihajlovic), oppure dotato di un carattere forte, capace di risollevare un ambiente con il morale al tappeto (Zenga).

2006-2014: sembra passato un secolo
Si parla di ritorno certo, ma le condizioni sono completamente diverse da quelle del 2006. Calciopoli è ormai solo un lontano ricordo, la Juventus e la Roma sono irraggiungibili per qualità e quantità a livello di rosa, il Napoli sembra essere uscito dal periodo critico e sembra in vantaggio rispetto alle altre contendenti per la lotta al terzo posto, molte squadre si stanno affermando sempre più come solide realtà del nostro Campionato (Genoa, Sampdoria, Udinese, Lazio) altre invece sono alla ricerca del salto di qualità che permetterebbe loro di trovare la dimensione che più gli compete (Milan, Fiorentina), ma soprattutto l’Inter sembra lontana anni luce da quella allenata in passato. La squadra nerazzurra è una squadra piuttosto giovane, da costruire strada facendo, con evidente lacune e punti deboli, e quindi molto lontana dall’invincibile armata che per 5 anni regnò in maniera incontrastata il calcio nella nostra penisola, dotata di campioni del calibro di Ibrahimovic, Samuel, Cambiasso, Vieira, Julio Cesar e chi più ne ha più ne metta, ma attenzione un giocatore è rimasto, Marco Andreolli.

Nuovo modulo
Proviamo ad ipotizzare quella che potrebbe essere la “nuova” Inter di Mancini. Tra i pali non ci sono dubbi, è uno dei pochi punti fermi dei nerazzurri, Handanovic non percepirà nemmeno il cambio di panchina. La difesa invece sicuramente verrà rivoluzionata. Molto probabile il ritorno alla difesa a 4, per la felicità del finora irriconoscibile Vidic, Ranocchia e Juan Jesus saranno in ballottaggio per il posto di compagno di reparto del serbo. Sulle fasce il Mancio non avrà vita facile, essendo i 4 esterni tutti con spiccate doti offensive, da veri e propri tornanti. Sembrano favoriti comunque Nagatomo a destra e Dodo a sinistra. A metà campo il tecnico potrebbe optare per due soluzioni: il 4-2-3-1 o il 4-3-1-2? La prima opzione garantirebbe dinamismo e innovazione e probabilmente esalterebbe al meglio le caratteristiche dei giocatori a disposizione, ma la panchina corta, anche senza i soliti infortuni, non garantirebbe un proficuo ricambio di energie. Sembra dunque più applicabile la seconda opzione con una linea a 3 formata da due incontristi (Medel, M’Vila) e da un giocatore con maggiori qualità tecniche come Hernanes, ma quello che sicuramente si rivelerà la vera novità apportata da Mancini sarà il largo impiego di Guarin, da sempre apprezzato e più volte cercato ai tempi del Galatasaray, capace di adattarsi a più ruoli e mansioni per un reparto che dia equilibrio e compattezza alla squadra. Capitolo trequartista, il Mancio stravede per Kovacic e il croato sarà il fulcro del gioco nerazzurro. In attacco invece l’unico certo del posto è Mauro Icardi, mentre Palacio e Osvaldo saranno costantemente in lotta per una maglia da titolare. Molto dipenderà dal modulo, ma tutti avranno spazio visto che c’è ancora un girone di Europa League da conquistare.