Il bar era semivuoto, d’estate i vizi e le chiacchiere valicavano le colline per raggiungere il mare. Il vecchio non sopportava il sole, preferiva sorseggiare una spuma all’ombra del portico. In solitudine. Malediva quelle maledette giornate afose, vuote, senza uno stralcio di partita. Era un anno dispari, né Mondiali né Europei. Era costretto ad aspettare settembre per consumare quelle domeniche. Il jukebox teneva compagnia ai pochi presenti e di tanto in tanto il vecchio prestava orecchio a qualche brano.

“…un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia”

Ignaro di chi fossero quei versi, socchiuse gli occhi e si lasciò accarezzare da un soffio di libeccio.
“Già, il coraggio e l’altruismo!” pensò.
Era stato un mediano di rottura, gente da sbarco, poche parole e un ringhiare sordo e continuo. Non riuscì a finire sull’album Panini, non c’andò nemmeno vicino, ma tra le mani poteva stringere una passione che gli teneva compagnia. La fantasia da giocatore gli era sempre mancata, quella fantasia rimasta intrappolata nei sogni di quand’era bambino. Aveva sempre ammirato quei gregari dai polmoni inesauribili con il 4 sulle spalle. Si emozionava pensando all’anima del mediano che si srotolava in campo sotto forma di corsa, furore agonistico e tanto cuore. Lo appassionava Furino, un piccolo gigante che mordeva le caviglie ai numeri 10, come a voler loro strappare un po’ di talento. “Furino vs. Rivera”: roba da pellicole cinematografiche.
Pensava che ogni mediano meritasse almeno una grande vittoria, un riconoscimento per la fatica e i chilometri spesi a guardia della propria trequarti. Nessun incontrista meritava di essere risucchiato nell’oblio della storia del calcio. La gloria era stata clemente con pochi di essi. Chi ricordava più il #4 del Brasile del ’58? Quello del Grande Real? E il mediano del calcio totale dell’Olanda di Kruyff?
Pensò a Benetti, un motorino inesauribile con la fama da cattivo che picchiava e sradicava palloni per poi affidarli ai piedi dei più talentuosi. Che fine avrebbero fatto le sue gesta? Si commosse scorrendo le immagini di quel Lele Oriali campione del mondo qualche estate prima, e all’intramontabile Trapattoni che vinse due volte la Coppa dei Campioni.

Il vecchio riaprì gli occhi e si guardò attorno. Tutto quella desolazione lo fece sentire come un mediano abbandonato nel cerchio di centrocampo. La sua partita stava per finire. Poche vittorie, pochi gol. Un’esistenza spesa in fatiche raramente ripagate. In lontananza una voce di donna ruppe il silenzio. La riconobbe. Era la signora Gattuso che richiamava per il pranzo il piccolo Gennaro dalle sue scorribande con il pallone.