“Se ne vanno spediti con il culo dritto
questi anni carichi di passioni
bruciano come fiamma viva quest’anni
e mi lasciano solo
seduto a terra con le gambe incrociate
e i calzoni sporchi
se ne vanno e solo loro sanno dove
a differenza di me che qui rimango
con su il broncio di quando ero ragazzo.”
Il vecchio Andrea era diventato allenatore di una piccola squadra di provincia e nonostante l’età non riusciva a mandar giù le sconfitte. Odiava De Coubertin. Era convinto che in quelle infime categorie due cose facessero la differenza: la passione e la corsa. I suoi, quel giorno, in campo non avevano messo niente di tutto ciò. Si sentiva tradito.
Accartocciò il foglio dove aveva scritto i versi e lo calciò via.
“Non riesco a trasmettere passione ai ragazzi. Non corrono, e ora mi sfogo su un pezzo di carta come fossi un intellettuale” pensò scuotendo il capo.
Si passò una mano sulla barba ispida e gli venne in mente Paul Breitner, quell’incredibile mezzala tuttofare capace di segnare in due finali dei Mondiali. Era un intellettuale trascinato da una grande passione per il calcio. Difendeva, attaccava, riconquistava palloni e si incuneava nelle aree avversarie con grande sapienza tattica. Un’altra mezzala formidabile dotata d’intelletto e barba era il grande Socrates, il ‘Dottore’: una vita di battaglie, in campo come in politica, per un sogno chiamato ‘democrazia’. Fu il protagonista del curioso caso della ‘democrazia corinthiana‘: i giocatori del Corinthias, di cui era capitano, rifiutarono l’autorità dell’allenatore e si autogestirono. Quando morì si avverò la sua profezia: se ne sarebbe andato di domenica, nel giorno in cui il suo Corinthias avesse vinto il campionato. Gente del genere in giro per i campi da calcio non ce n’era più.
Il vecchio Andrea rispolverava il passato e non di dava pace. Gli succedeva spesso. I suoi ragazzi non avrebbero mai gridato dopo un gol come fece Marco Tardelli nella notte del Bernabeu: l’urlo d’adrenalina dell’indomita mezzala azzurra era per lui la fotografia di un calcio che non sarebbe più esistito. Tristezza.
S’accese una sigaretta. Pensò a quand’era giovane e sognava di battagliare sul cerchio del centrocampo illuminando la scena come Falcao, o dominandola alla Lothar Matthaus. I suoi ragazzi non sapevano nemmeno giocare con la fantasia e la sconfitta non li tormentava.
Lasciò cadere la testa sul tavolo.
Andrea s’era arreso al peso degli anni e a quel mondo che non capiva più.