“Mollare il proprio posto da impiegato di banca, per dedicarsi esclusivamente alla passione di una vita, il calcio. Io l’ho fatto”. Basta questo gesto stravagante per comprendere al meglio la figura di Maurizio Sarri, allenatore dell’Empoli dal 25 giugno del 2012. Un profilo tanto stravagante quanto eccezionale, per un mondo grigio come quello del calcio di casa nostra. Una decisione presa nel lontano 1999, epoca di benessere e ben lontana dalla crisi economica attuale. Ma che ugualmente suscitò stupore, dal momento in cui il tecnico di origini napoletane allenava niente poco di meno che la Valderna, squadra dilettantistica toscana.
Una scelta di vita che, col sennò di poi, si è rivelata più che azzeccata. Ma quanta gavetta nella lunga carriera dell’allenatore classe 1959: il calcio che conta, nel caso specifico la Serie B, arriva soltanto 10 anni fa con le esperienze di Pescara e Arezzo. Due stagioni con alterne soddisfazioni (playoff sfiorati con i primi, quarti di Coppa Italia contro il Milan per i secondi) e che gli valgono la chiamata dell’Avellino, salvo poi rassegnare subito le dimissioni. Un treno che sembra perso, considerando anche le negative esperienze con Perugia, Verona (era in C1) e soprattutto Grosseto, dove mancò i playoff. Traguardo che poi raggiungerà in Lega Pro con l’Alessandria, ma senza il ritorno in cadetteria.
E poi venne l’Empoli. Il presidente Corsi, scottato per la Lega Pro evitata sul filo di lana, decide di rifondare una squadra che solo pochi anni prima aveva centrato il suo primo storico approdo in Coppa UEFA. E l’allenatore cresciuto a Figline Valdarno coglie al volo non solo il treno della vita, ma vi accede anche in Prima Classe. Se il primo anno la promozione svanisce soltanto in finale playoff, nel 2013/14 è Serie A. Con le rivelazioni Tonelli, Verdi, Saponara, Mario Rui e Rugani ad affrontare a viso aperto le grandi del nostro calcio. Il tutto amabilmente supportato dalla regia dei sempreverdi attaccanti Tavano e Maccarone, due che in questa piccola cittadina in provincia di Firenze sono qualcosa più di un’istituzione.
Ed è cosi che, a sole 14 giornate dal termine, i toscani ormai a quota 27 punti sono ad un passo dalla salvezza. Oltre ogni previsione insomma, e potendo contare su una formazione di giovani talenti italiani ed un calcio effervescente. Un 4-3-2-1 che ha messo in seria difficoltà squadre come Roma (a Trigoria lo ricordano ancora…) e Juventus, permettendo inoltre di sfiorare un clamoroso successo al San Paolo dinanzi al ben più quotato Napoli di Benitez. Qualcosa di decisamente atipico per squadre che ambiscono ad una semplice salvezza, spesso modellate a pane e catenaccio.
Nella vita tutto arriva per chi sa aspettare ed il tecnico empolese ne è la riprova, essendo approdato nella massima serie a 56 anni suonati. Niente male per un esordiente. E poi, sai che scomoda sarebbe stata quella scrivania da semplice impiegato…