Il terzo campionato consecutivo in Serie A del Sassuolo non potrà non prescindere dalla sua presenza, essendo ormai da ben dieci stagioni anima e corpo della società neroverde. Si tratta di capitan Francesco Magnanelli, che nella sfida del Friuli contro l’Udinese si è tolto l’ennesima soddisfazione di carriera: mettere a segno il primo gol nella massima serie, una rete da tre punti che certifica una volta di più l’ottimo campionato disputato dalla squadra allenata da mister Di Francesco.
Un’ apoteosi che arriva al termine di una rincorsa durata dieci lunghi anni, allor quando il giovane difensore di Umbertide era stato appena ingaggiato dalla società modenese, all’epoca militante in Serie C2. Si riparte dall’estrema periferia calcistica dopo una fugace apparizione con la maglia della Sangiovannese, nonchè dopo un ulteriore periodo di inattività che durava dal lontano 2002 (con la maglia del Gubbio, prima di essere parcheggiato a Verona sponda Chievo e poi a Firenze ai tempi della Serie B). Sassuolo sembra portar bene: 4 importanti stagioni in cui il Nostro diventa sempre più leader della squadra, sino all’importante approdo in Serie B con in panca un certo Massimiliano Allegri. Uno che in seguito farà parlare (e non poco) di sè.
Chi avrebbe potuto immaginare che un giorno anche Magnanelli avrebbe potuto seguire le orme del suo vecchio mister? Forse neppure lui. Ne passano cinque di anni nel paradiso della cadetteria, prima dell’approdo nell’Olimpo della A. L’inizio non è dei migliori: l’ultimo posto in classifica dopo 6 giornate di campionato fanno pensare al peggio, per non parlare dello storico 7-0 subito dall’Inter. Fine della favola? Macchè. Il Sassuolo si salva alla grande, ed in questo campionato la permanenza avviene con una tranquillità che va oltre ogni previsione.
Mancava, però, la ciliegina sulla torta. Almeno fino a ieri pomeriggio: va bene i gol della premiata ditta Zaza – Berardi o il ritrovo di Acerbi, ma non puoi mai celebrare una festa senza il festeggiato. Perchè Magnanelli dalle parti del Mapei Stadium (o Stadio Ricci, se preferite) è un’istituzione. E’ colui che c’è sempre stato, dai campetti di periferia di Bellaria o Montevarchi, fino ai leggendari Olimpico di Roma e Giuseppe Meazza di Milano. Il gol siglato alle spalle di Karnezis, in tal senso, riconcilia col calcio. E’ quel dannato sogno di bambino che diventa realtà. Riconcilia con una favola singolare che nessuno si è mai preoccupato di far leggere. E, allora, ci abbiamo pensato noi.