Che barba che noia, che noia che barba. Se ieri sera eravate sintonizzati su Canale 5, tutti vi sarete accorti della bruttezza di Atletico Madrid-Juventus, partita valevole per la seconda giornata di Champions League. Una gara nervosa, priva di idee, di occasioni degne di nota, tra due squadre che hanno pensato prima a non prenderle. Alla fine ad avere la peggio è stata la compagine di Massimiliano Allegri, visibilmente contrariato a fine gara tanto da litigare con Arrigo Sacchi in TV. Ma se alla Juventus poteva star bene il punticino, anche in virtù della vittoria ottenuta sul Molmoe due settimane fa, l’Atletico Madrid doveva per forza vincere per non avere complicazioni per il passaggio del turno.

La sconfitta contro l’Olympiacos patita all’esordio deve aver fatto riflettere Diego Simeone, che sta subendo un’involuzione di gioco visibile anche a chi di calcio non capisce una cippa. Eravamo abituati a vedere una squadra, quell’Atletico Madrid, capace di fare la partita contro avversari più quotati, di vincere partite difficili grazie all’organizzazione di gioco, alla corsa, al pressing. Ma ieri, purtroppo per lo spettacolo, niente di tutto questo. Sarà stata la cessione di Diego Costa, ma i “Colchoneros”, nonostante la risicata vittoria con il gol di Arda Turan, hanno giocato male, chiudendosi nella propria metà campo e puntando tutto sulle ripartenze. Se la Juventus non si fosse specchiata troppo, a causa di calciatori che forse volevano arrivare in rete con la palla al piede, forse il risultato sarebbe stato diverso e staremmo qui a parlare di altro.

“El Cholo” Simeone, amante del bel calcio, ma prima del risultato, si è comportato come un allenatore italiano alle prime armi: tutto catenaccio e palla avanti per le spizzate di Mandžukić. Da lui non ce lo saremo mai aspettati, ma il mondo pallonaro moderno cambia tutto. In fondo l’importante è vincere, costi quel che costi.