Sono Bayern Monaco, Barcellona, Real Madrid e Juventus le squadre che si contenderanno la vittoria finale della Champions League. Ai bianconeri si deve il merito di aver ridato lustro al calcio italiano, tornando in semifinale dopo ben dodici anni dall’ultima volta. Ma oltre a chi festeggia, c’è chi forse, qualche rimpianto non può non averlo. Dei quattro allenatori ancora in corsa, ben tre sono, o sono stati, per un motivo o per un altro nell’orbita giallorossa.

Era l’estate del 2011 quando Luis Enrique veniva chiamato dalla dirigenza capitolina per realizzare un progetto che prevedesse un calcio spumeggiante, in stile tiki taka. E la figura ideale per realizzare un progetto così ambizioso fu individuata proprio nella persona del tecnico iberico, complice la sua lunga esperienza come allenatore della Squadra B del Barcellona. A Roma Luis Enrique ci arriva con tanti bei propositi, ma nell’arco della stagione la squadra alterna prestazioni accettabili con prestazioni al di sotto delle aspettative. Al termine della stagione Luis Enrique viene sostituito con Zeman, ma considerando quanto bene ha fatto il tecnico spagnolo nelle sue successive avventure al Celta Vigo prima ed al Barcellona poi, qualche rimpianto nella dirigenza giallorossa sarà sicuramente emerso.

In orbita giallorossa ci è sempre stato di diritto, l’allenatore ora al Real Madrid, Carlo Ancelotti. Sia perché in giallorosso Ancelotti è riuscito ad affermarsi come calciatore, sia perché lo stesso tecnico emiliano non ha mai nascosto il sogno di voler allenare la squadra giallorossa prima di ritirarsi dal mondo del calcio, magari portandola alla vittoria così come ha fatto con il Milan. Più che un rimpianto Ancelotti è un chiaro obiettivo per il futuro e chissà che le strade non possano presto incontrarsi. D’altronde è risaputo che al cuor non si comandi.

Poi c’è Massimiliano Allegri, colui che prima che arrivasse Garcia era in lizza per la panchina insieme all’altro tecnico toscano Mazzarri, con il secondo che rifiutò la proposta giallorossa per accasarsi all’Inter e con Allegri che fece una scelta di cuore rimanendo sulla panchina rossonera. Senza dubbio ad aiutare Allegri nell’impresa bianconera c’è stato un organico di indubbia qualità costruito negli anni dalla famiglia Agnelli e da Marotta, ma il peso che Allegri ha avuto nella stagione dei bianconeri non si può non considerare. Con lui la Juventus ha espresso un calcio frutto della razionalità e della convinzione in sé stessi, senza dimenticare che nessuno ad inizio stagione avrebbe messo la firma per inserire il nome del club torinese nella rosa delle quattro semifinaliste di Champions.

E poi ci sarebbe anche Guardiola, il cui nome fu il primo ad apparire sui giornali all’indomani dell’avvento di Pallotta nella dirigenza giallorossa. Ma per il tecnico spagnolo più che una vera trattativa crediamo ci sia stato un semplice sondaggio, mai concretizzato per il grande divario economico tra domanda ed offerta. Certo è che in caso contrario, anche il tecnico dei bavaresi sarebbe un rimorso di un certo peso.