Attimi maledetti, persone sbagliate nel posto sbagliato e gestioni scriteriate: la crisi che incombe ha messo alla porta tutti, senza alternativa. Distruggendo, anche sportivamente, città poste come fiore all’occhiello dell’intero Paese per anni. Siena è l’esempio lampante di quanto detto. Siena era il tranquillo modello universitario, era la Montepaschi. Era una pallacanestro divina, mostruosamente superiore a tutte in Italia. Era un’importante piazza calcistica per la città. Tra alcune dignitose Serie A e tanti campionati da protagonista in Serie B. Era il calcio del presidente De Luca, che all’arrivo nel torneo delle grandi aveva chiamato il sogno senese “lucida follia”. Una sbronza onnipotente che non sarebbe mai finita. O almeno così sembrava. E fino ad alcuni anni fa nessuno poteva avere il minimo sospetto di ritrovare tra le macerie una città sportivamente morta il 15 di luglio del 2014. Un disastro. Pagine di sport cancellate da un triste e paradossale destino. E gli scudetti vinti a palate dal basket saranno solo un tenero e gigante ricordo che si incastrerà nei cuori di una città. Così come l’emozione dell’esordio in Serie A nel 2003, contro il Perugia di Cosmi.

BASKET E CALCIO, UN AMORE DISTRUTTO – Eppure qualcuno non la racconta giusta e le indagini faranno il proprio corso. Anni di vittorie, di mega-sponsorizzazioni e una passione viscerale per la palla a spicchi. A febbraio, invece, non viene approvato un bilancio negativo di 5.4 milioni. Mica noccioline. E poi la risoluzione del contratto con Ferdinando Mincucci, indagato per false dichiarazioni e false fatturazioni e sottoposto – inoltre – alla misura cautelare degli arresti domiciliari.
Ma la città sportivamente controllata da Montepaschi – che ne ha determinato inevitabilmente la crisi – ha seguito il suo desolante percorso anche nel calcio. Dove le speranze erano un filino di più. A De Luca sono seguiti alcuni presidenti, tra cui Massimo Mezzaroma. Uno non tanto amato dalla piazza. La massa debitoria è cresciuta col tempo, il club si è pesantemente indebitato con la banca. Un’ipotesi svizzera si era profilata nelle ultime ore, come operazione-salvagente. Ma è saltato tutto all’ultimo e i quattrini sul bancone non si sono presentati. Uguale: Serie D. Forse. Chi iscriverà il club?

ANALOGIA SPORTIVA – La Mens Sana Basket e la Robur, due fallimenti in pochi giorni. E due stagioni analoghe. Sono squadre che hanno lottato con l’orgoglio, nonostante i rigorosi tagli predisposti nelle ultime stagioni. I primi hanno vinto la Supercoppa e si sono arresi nella palpitante gara-7 contro Milano. All’atto finale.
Avrebbero potuto scrivere una favola meravigliosa. E per ciò che hanno fatto meritano applausi, ad un passo dall’ultima più grande impresa. Il Siena di Beretta ha duramente lavorato contro le corpose penalizzazioni. E solo un rigore di Rosina stampatosi contro il palo nell’ultima gara di campionato ha estromesso i toscani dai play-off per la Serie A.

RIMANI SOLO TU – E adesso la città cura il suo ultimo fiore all’occhiello, il Palio. Che tante soddisfazioni ha concesso ad una città sportivamente depressa e crollata sotto i colpi di conti in rosso e impotente di fronte a tutto. Sconfinando nella propria realtà, mai autonoma e legate all’unico destino di una banca. Che dinanzi alla crisi ha alzato bandiera bianca e salutato, per esempio, la pallacanestro. Perché anche i castelli più solidi possono crollare.

La sbronza onnipotente di Siena è finita. Il sogno è finito. Adesso è tempo di ripartire dalla verità. Da quel mal di testa fortissimo causato dal risveglio. Brusco e puzzolente. Oggi l’Italia scrive un’altra dolorosa pagina: la Siena sportiva è morta.