La Sla continua a mietere vittime nel mondo del calcio con una frequenza impressionante. A novembre era toccato a Piergiorgio Corno, ex giocatore di Atalanta e Como che si è spento dopo una lotta durata 20 anni. Qualche giorno fa ci ha lasciato Sergio Isabella, ex calciatore delle giovanili del Bologna a cui il terribile male era stato diagnosticato nel 2006.
Corno e Isabella non sono i primi e, purtroppo, non saranno gli ultimi a cadere sotto i colpi della sclerosi laterale amiotrofica, una patologia rara che presenta ancora tanti, troppi lati oscuri. E per cui, al momento, sono parzialmente ignote le cause e non esiste ancora una cura definitiva. La Sla è nota anche come morbo di Lou Gehrig, dal nome del celebre giocatore di baseball statunitense che morì a soli 38 anni dopo aver contratto la malattia. Si tratta di una malattia che provoca la perdita progressiva e irreversibile della normale capacità di deglutizione, dell’articolazione della parola e del controllo dei muscoli scheletrici, con una paralisi che può avere un’estensione variabile, fino alla compromissione dei muscoli respiratori, alla necessità di ventilazione assistita e quindi alla morte, in genere entro pochi anni.
Ma c’è una correlazione tra calcio e Sla? La medicina non è in grado di fornire una risposta certa, anche perchè i risultati delle ricerche condotte sino a questo punto sono contrastanti. Eppure, a giudicare dalla quantità di atleti colpiti da questa patologia (di cui ben 35 calciatori) non ci dovrebbero essere dubbi in proposito. Una ricerca condotta dall’istituto Mario Negri ha fatto emergere un dato interessante: una maggiore probabilità di contrarre il morbo chi una storia pregressa di traumi, avvenuti in ambito professionale o ludico. Senza dimenticare le risultanze delle indagini condotte dal magistrato Raffaele Guariniello su denuncia della moglie dell’ex Fiorentina Bruno Beatrice e dopo l’inchiesta del giornalista Angelo Saso di RaiNews24, che ha evidenziato la possibilità di collegamento tra i casi di sclerosi laterale amiotrofica di sei ex giocatori comaschi con il manto erboso ed il sottosuolo dello Stadio Sinigaglia di Como.
Nell’attesa (speriamo breve) che la scienza riesca a individuare una soluzione efficace per combattere e debellare questa terribile malattia degenerativa, una piccola speranza arriva da Fernando Ricksen, ex calciatore di Glasgow Rangers e Zenit San Pietroburgo a cui il morbo è stato diagnosticato circa un anno fa. Ricksen, contrariamente al normale decorso della Sla, comunica e si muove ancora senza problemi. L’olandese sta sperimentando una nuova cura prescritta da un medico russo, più precisamente un liquido che viene fatto inalare ma di cui non si conosce la composizione. Al momento i risultati sono positivi ma, senza riscontri scientifici, è inutile creare illusioni tra i malati. La speranza di trovare un metodo per vincere contro “la stronza” (così chiamava la Sla l’indimenticato Stefano Borgonovo), però, è viva più che mai.