Tifosi del Bologna, foto tratta da Google

Non è certo un bel periodo per il calcio italiano. Quello che prima era ritenuto il più bello del mondo, è diventato, con il passare degli (ultimi) anni, forse il meno prestigioso. Quello in cui pochi sono i giovani scritti sui taccuini dei vari osservatori sulle tribune. E quei pochi vengono spesso ceduti all’estero per fare cassa, magari prematuramente: da Verratti a Immobile, passando per Pellé, Donati, Caldirola, Sirigu, Santon, Macheda, Criscito, Petrucci e Bocchetti.

Eppure, però, lo stivale sembra terra fertile per gli investitori stranieri. Dopo l’arrivo di James Pallotta nella capitale, quello storico di Erick Thohir a Milano, un’altra storica società italiana passa nelle mani di una proprietà forestiera. Più precisamente americana. Si tratta del Bologna: i rossoblù, meritatamente per quanto visto sul campo, retrocessi la scorsa stagione, per sette volte sono saliti sul tetto d’Italia. Come contorno (e che contorno…) due coppe Italia. Un palmares di tutto rispetto per uno dei club che nel corso della propria storia ha visto tra le proprie fila campioni del calibro di Mancini, Diamanti, Baggio, Valcareggi, Bernardini, Monzeglio e Galli.

Joe Tacopina. Il Bologna è nelle sue mani. In città si festeggia, dopo le “preghiere”: il CDA tenuto nella giornata di ieri ha portato alla scelta di cedere la società alla cordata statunitense: l’offerta prevede poco più di sei milioni in tre anni per Guaraldi, e altri sei entro il 15 ottobre da versare come aumento di capitale. Battuto Zanetti. “Siamo onorati di diventare i prossimi proprietari di questo storico club”, le parole del nuovo proprietario. In Emilia-Romagna si respira aria di entusiasmo e di riavvicinamento ai colori rossoblù, dopo la deludente gestione Guaraldi-Morandi e anni di cambiamenti radicali: dal 2008 si son susseguiti ben sei presidenti. Molti, troppi per una piazza abituata a sognare.

Bologna a stelle e strisce per la soddisfazione collettiva. Una separazione indolore con lo stesso Guaraldi, con cui l’amore non è mai esploso ed, anzi, ogni minimo tentativo è svanito completamente con la retrocessione in Serie B. E questa svolta epocale vuol dire che il calcio italiano, il proprio appeal, non l’ha ancora perso del tutto.