C’è poco da fare: è un paese per democristiani. L’Italia lo sarà sempre. E non per i risultati delle elezioni, nè per un’ideologia politica: l’Italia è il paese dove per avere potere devi avere potere. Un controsenso, un cortocircuito, un sistema a chiusura ermetica, che difficilmente vede spiragli di rinnovamento. E così, tra un tweet di Balotelli e un tifoso che muore, Carlo Tavecchio si trova quasi per magia vicinissimo all’elezione a presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio.

E Tavecchio è uno di quelli che il principio di conservazione del potere lo conosce bene. Democristiano, nel senso politico del termine, è stato sindaco di Ponte Lambro per 20 anni (dal ’76 al ’95). Praticamente quasi 40 anni fa, e da lì il potere non è mai fuggito. Prima la carica di consigliere per la Lombardia della LND, assunta quando l’uomo che ha deciso l’ultimo mondiale in Brasile (Gotze) doveva ancora nascere, poi la presidenza della stessa. Dal ’99 ad oggi, e sono altri 15 anni. Importa poco, oggi, come sia stata governata la Lega Nazionale Dilettanti in questi ultimi anni. Non importa affatto se le cose siano peggiorate nel calcio dilettantistico, tanto l’Italia è il paese dove non c’è mai un responsabile. Figuratevi uno come Tavecchio, che nel frattempo, per non annoiarsi, ha anche ricoperto il ruolo di vice-presidente della FIGC.

Tavecchio ha l’aggettivo “vecchio” persino nel cognome. E forse è più che una coincidenza. Un amaro gioco di parole. Ma a 71 anni si è pronti per incarichi di prestigio in questo paese, prima no. Che poi, diciamolo, Tavecchio è un uomo fortunato. Non per le amicizie, nè per simpatie che ispira ai piani alti. Tavecchio è fortunato perché le uscite a vuoto le sta facendo quando ancora non è presidente, altrimenti ne avremmo già chiesto le dimissioni. Perché se dici che non conosci “quello del Friuli” (Guidolin, ndr) nè “quello delle Marche, che ho visto allo stadio perché tifo Inter” (Mancini, ndr) forse sei inadatto a scegliere chi sarà il prossimo allenatore della Nazionale. Perché “mangia-banane” è un epiteto razzista. Anche se hai 71 anni e vivi nella repubblica delle banane. Uno scivolone, l’ennesimo. E ancora il mandato deve iniziare. Ma, in fondo, la cosa più giusta l’ha detta lui, quando ha dichiarato che si troverà a governare un “bordello”. “Nave senza nocchiere in gran tempesta”.