Il Toro perde ad Helsinki. Nel gelo della Finlandia la squadra granata perde la prima partita del proprio cammino europeo e perde il primato del gruppo, in favore del Club Brugge. Alla squadra di Giampiero Ventura ora basteranno 4 punti per la matematica promozione al turno successivo, o sarebbe sufficiente anche semplicemente la vittoria di Copenaghen all’ultima giornata. Potrebbero andare bene paradossalmente anche due pareggi nelle ultime due partite, ma nello spogliatoio granata adesso aleggiano altri pensieri.

Perde il Toro, vince Ventura. Ed è una situazione kafkiana: il tecnico vince alla fine della partita. Perde nei 90 minuti, ma vince davanti ai microfoni. Chiede scusa ai tifosi arrivati fino ad Helsinki, lo fa con l’aria dispiaciuta di chi vorrebbe davvero riportare il tempo indietro di due ore per continuare a prendere freddo ma portare a casa un risultato diverso. Lo fa con l’umiltà di chi allena dal 1976 e non si sente arrivato, perché infondo di partite così non ha giocate tantissime, e ognuna di quelle fatte in 37 anni di carriera è servita ad arrivare ad Helsinki in un Giovedì pomeriggio.

Giampiero Ventura vince parlando di umiltà, ed estendendo il discorso a tutti i componenti della propria squadra. Ci mette la faccia, e non si nasconde sotto l’alibi di un campo ghiacciato o di qualunque altra cosa. Sembra uno dei tanti allenatori di provincia, eppure è su quella panchina da oltre 100 partite e allena a questi livelli da sempre. Dice che il Toro non deve mai dimenticare da dove viene, e cosa ha fatto per arrivare lì. In maniera da riuscire a intendere meglio partite sudate, nonostante il freddo.

Ventura vince nonostante tutto, e nonostante qualche scelta sbagliata. Vince chiedendo scusa, e spazzando via dalla mente chi parla di altro, di arbitri, di calcio champagne, chi litiga con i giornalisti e chi si ferma al primo alibi trovato per strada. Giampiero Ventura ha vinto davanti ad un microfono. Accontentatevi.