Ci sono sport che si adattano meglio al racconto rispetto ad altri. Uno di questi è il ciclismo: in bianco e nero, a colori, sulla breccia, sul fango o sull’asfalto nero cocente, la mitologia delle due ruote si scopre sempre unica e ineguagliabile. Poi i protagonisti rendono certe giornate memorabili, leggendarie, da “annali del calcio” come commentava Giacomo Bulgarelli su un noto videogame.
Vincenzo Nibali nella prima tappa di vera montagna del 101° Tour de France è stato tutto questo: rimasto solo, senza compagni, senza riferimenti. Ha spiccato il volo come un falco a caccia della preda. Sguardo fisso in avanti e raggiunge i fuggitivi. Li accompagna per un po’. Li studia, aspettando le loro mosse. E poi da padrone assoluto, da Can-Nibali come è stato chiamato negli ultimi giorni, ha dato la rasoiata finale.
E il destino ha voluto che il tris dello Squalo si andasse ad intrecciare con altri due simboli del ciclismo italiano: Gino Bartali e Fabio Casartelli. Ginettaccio oggi avrebbe compiuto 100 anni e Casartelli, campione olimpico a Barcellona 1992, il 18 luglio del 1995 lasciò un vuoto enorme finendo la sua corsa nella discesa del Colle di Portet-d’Aspet.
Nibali proprio sulle strade della Grand Boucle ha centrato la terza affermazione mettendo un sigillo sul successo finale ai Campi Elisi. Trionfo che manca all’Italia dal 1998 con Pantani.
Undicesimo giorno in giallo per Vincenzo. Non sente il peso del colore che indossa. Ormai è diventato una seconda pelle.
Il commento dello Squalo all’arrivo: “Sono molto contento perchè oggi lo scopo era quello di cercare di guadagnare il più possibile nei confronti dei miei principali avversari, in particolare su Porte e Valverde“.
Ha proseguito: “Porte si è staccato subito, è rimasto Valverde e su di lui ho guadagnato quanto potevo“, aggiunge il corridore dell’Astana che, più che gli avversari, sembra soffrire soprattutto il caldo. “E’ stato incredibile, sembrava di essere a Palermo e Messina, mancava solo il venticello – commenta Nibali -. Oggi non sono riuscito nemmeno ad esultare, è stata una salita lunghissima, era caldissimo, ero stanchissimo, pensavo solo di arrivare al traguardo”. La vittoria è giunta nel giorno dell’anniversario di Gino Bartali e Casartelli. “E’ vero, quello che e’ successo a Casartelli, ero molto piccolo, ma me lo ricordo molto bene. Ieri era anche l’anniversario della scomparsa di Kivilev, grande amico del mio team manager Vinokurov”.
Dai Vincenzo i libri di storia dello sport aspettano di riempire altre pagine con le tue imprese e se dovessi scomodare il grande Gianni Brera oggi di te direbbe: “La struttura morfologica di Nibali, se permettete, sembra un’invenzione della natura per completare il modestissimo estro meccanico della bicicletta“.