Valter Parisotto / LaPresse

Minuto numero sessantadue: uno splendido cross di Widmer permette all’eterno Antonio Di Natale di insaccare di tacco la sfera alle spalle di Benussi. E’ il gol che consente alla sua Udinese di sbancare il Bentegodi, ma soprattutto di issare lo stesso centravanti napoletano tra i più grandi della storia. Per il Totò nazionale, infatti, sono ora 205 i gol messi a segno nella massima serie (tra Udinese ed Empoli), lo stesso numero di quelli messi a segno da un altro grande talento del nostro calcio come Roberto Baggio.

Un traguardo prestigioso, e che regala non solo la salvezza all’Udinese ma anche la definitiva consacrazione ad un campione di cui, forse, si è sempre parlato troppo poco. A pesare, come al solito, il mancato blasone delle sue squadre in cui ha militato: se un giocatore del genere avesse militato in una grande del nostro calcio, se ne parlerebbe ogni giorno. Ed è per questo che il numero dieci bianconero può essere considerato una specie di eroe dei tempi moderni. Non è da tutti rifiutare, tra le varie cose, la Vecchia Signora quando si è nel periodo più prolifico della propria carriera. Un no, peraltro, pronunziato alla luce del sole, e non a microfoni spenti come si usa fare in sede di mercato. Un grido, quello, di speranza, e che fece tirare un sospiro di sollievo ai tifosi friulani accorsi alla presentazione della propria squadra del cuore nell’estate del 2011.

Si può diventare grandi e farsi strada anche in campo internazionale anche senza far parte degli squadroni? Totò ce ne da conferma ogni giorno di più. Lui è l’Udinese sono ormai una cosa sola: è tra le ultime bandiere rimaste, dieci anni al fianco di una sola squadra oggi appaiono un’eternità. Viene quasi da chiedersi cosa ne sarà di entrambi quando le strade, per forza di cosa, saranno costrette a separarsi. Forse meglio non pensarci: certi incantesimi meglio non spezzarli mai.