Lo immaginate Platinì come Don Chisciotte a lottare contro i mulini a vento? Ci sta andando vicino Le Roi. Il presidente dell’Uefa ha ingaggiato una guerra, quasi personale, contro i fondi terzi nel calcio, i cosiddetti TPO, third party ownership. Sono quei fondi che gestiscono, come terza parte, i cartellini di alcuni calciatori, soprattutto provenienti dal SudAmerica.
In Italia è stato il caso di Felipe Anderson, arrivato alla Lazio anche grazie all’aiuto di un fondo monetario sudamericano, che deteneva una parte del cartellino del brasiliano, arrivato dopo una lunghissima trattativa. Successe una cosa simile anche in Inghilterra, quando Tevez e Mascherano arrivarono al West Ham, e gli Hammers furono multati perché utilizzarono questa procedura. In alcuni paesi però non ci sono legislazioni rigide, ed è possibile utilizzare questo modalità. Succede in Spagna, e a volte anche in Italia. Ed è un modo per le società per evitare di acquistare al 100% il calciatore, e avere dunque possibilità minori di guadagni sulla successiva vendita ma anche spese minori.
Una procedura che, se dovesse essere abolita per legge, farebbe saltare diverse trattative e implodere un sistema già fragile per altri motivi. Ma rimane un modo eticamente assurdo di trattare i calciatori, che vengono acquistati non solo dalle società sportive ma anche dai fondi. Come oggetti, nella logica del business.