Stanotte si è giocato il match del secolo. No, non stiamo parlando di Mayweather VS Pacquiao, ma di gara 7 tra Los Angeles Clippers e San Antonio Spurs. E anche se probabilmente la definizione è esagerata, chiudete un occhio; anche perché stanotte chi è rimasto sveglio per godersela in diretta, avrà avuto difficoltà a chiuderli entrambi per l’adrenalina. Solo chi ama questo gioco può capire: una partita (e una serie) perennemente incerta, punto a punto, tra due squadre che per talento e voglia avrebbero potuto giocarsi tranquillamente una finale di Conference. Invece (purtroppo) era solo un primo turno: da una parte l’orchestra Spurs, che da anni delizia i tifosi (non solo quelli nero-argento) per qualità di gioco, affiatamento, presenza di fuoriclasse sul parquet. Dall’altra i Clippers, da sempre squadra zimbello di Los Angeles, ma da qualche anno e ormai stabilmente padroni (parlano i risultati) della città degli angeli grazie a quel fenomeno che risponde al nome di Chris Paul e allo strapotere di Blake Griffin (tripla doppia per lui questa notte), adesso coordinati da un signor allenatore come Doc Rivers.
Un peccato che una delle due si sia dovuta fermare, ma il bello dello sport è anche questo: vincono i Clippers 111-109. Non sono bastati agli Spurs i 27 punti dell’eterno Duncan, i 20 di Parker e un paio di bombe al momento giusto di Manu Ginobili. Non sono bastati perché questo è stato il Chris Paul Game. Proprio lui che sembrava destinato ad uscire per infortunio: realizza una tripla ma si tocca la coscia, si siede in panchina, piange. È finita, tra lo sgomento non solo dei tifosi Clippers ma di tutti coloro che stavano assistendo al match. E invece… Intervallo lungo, CP3 rientra, gioca su una gamba sola, ma ne mette 27. E gli ultimi due valgono per il buzzer beater che a un secondo dalla fine mette in ginocchio Gregg Popovich e i suoi (VIDEO). Ma la partita di Chris Paul va oltre i punti: recuperi, possessi, assist: una tale forza di volontà unita ad un talento cristallino meritava di essere premiata. Il rovescio della medaglia è la paura che forse questa sia stata l’ultima partita per alcuni Spurs: Ginobili e Duncan su tutti, ma anche Diaw non è più giovanissimo. Forse è finita un’era (ci auguriamo di no) ma siamo felici comunque di esserne stati testimoni. Lo sa anche Chris Paul, che a fine partita quasi in lacrime abbraccia proprio Tim Duncan: un abbraccio che sa di passaggio di consegne. CP3 parlerà poi così: «Ho detto a Duncan che lo amo, è stato la mia ispirazione ed odio davvero vedere gli Spurs andare a casa». Poco altro da aggiungere, se non che il bello, in questi playoff, deve ancora arrivare.